“C’era stata poco prima una rissa. Una banale lite, come accade spesso soprattutto la notte. Mio nipote è uscito per cercare di interromperla. Ha detto al gruppetto di smetterla e andare via perché loro stavano lavorando.

A questo punto uno avrebbe preso qualcosa in tasca e l’ha colpito”. È il racconto dello zio di Paolo Taormina, il giovane ucciso a Palermo davanti al locale gestito dalla madre e dal padre a due passi dal teatro Massimo.

“Mio nipote era un lavoratore. Si occupava anche lui del locale gestito dalla famiglia – aggiunge – non si può morire così. No è possibile uccidere in questo modo un giovane di 21 anni. Non so come ci potremo riprendere da una perdita così grave”.

In corso l’interrogatorio del presunto assassino

E’ in corso, nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Palermo, l’interrogatorio di Gaetano Maranzano, il 28enne accusato di aver assassinato, ieri notte, Paolo Taormina, 21 anni, all’esterno del locale che la vittima gestiva con la sorella, nel cuore della movida palermitana. Maranzano è stato fermato per omicidio aggravato questa mattina e avrebbe ammesso il delitto. Il giovane viene dal quartiere Zen e ha precedenti per rissa e droga.

Chi è il fermato

Ha piccoli precedenti per rissa e spaccio di droga Gaetano Maranzano, indagato per l’omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso la scorsa notte davanti al locale gestito dalla famiglia a Palermo. Era stato raggiunto anche da un avviso orale del questore.  Gaetano è figlio di Vincenzo Maranzano condannato a dieci anni per il tentato omicidio dei rivali Giuseppe e Antonio Colombo.

Era stata una donna a raccontare della faida fra le famiglie Maranzano e Colombo. Tutto sarebbe nato, secondo la testimone, da una spallata data scherzosamente da uno dei Colombo a un commerciante dello Zen, all’uscita del bar Cheri. Una scena a cui avrebbero assistito i Maranzano, che avrebbero redarguito Antonino Colombo. Dietro all’episodio, però, vi sarebbe un astio profondo e antico. Secondo l’accusa: i Maranzano, infatti, si sarebbero risentiti per alcune voci secondo le quali i Colombo avrebbero voluto che andassero via dallo Zen, a causa della loro arroganza. Gli indagati avrebbero a quel punto deciso di cacciare dal quartiere i “rivali”.

Nel 2023 il tribunale ha condannato cinque imputati che tentarono di uccidere Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e i figli. Letterio Maranzano è stato condannato a 12 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione; dieci anni a Pietro Maranzano,

Vincenzo Maranzano. Quest’ultimo ha collezionato altre due assoluzioni. Una in appello nel 2020 per il tentato omicidio di Kemais Lausgi, indagato per spaccio di droga. Nel 2019 era stato assolto dall’accusa di mafia dopo essere finito in carcere nel blitz Talea a Resuttana e San Lorenzo.