Il pensiero e le azioni di una sindaca antimafia che il territorio Palermitano ha perso. Questo è il campanello d’allarme che è partito dal ricordo di Gigia Cannizzo, prima cittadina di una Partinico negli anni ’90 che è divenuta simbolo della lotta alla mafia. Un esempio straordinario ripercorso al Palazzo dei Carmelitani a due anni dalla sua morte, su iniziativa dell’associazione culturale Inikon. Attorno al tavolo sindaci dell’epoca della “Primavera palermitana”, tutti spinti dalla ribellione della mafia in anni in cui morivano i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al tempo stesso però si è riflettuto sul fatto che le nuove generazioni sembrano aver perso quello smalto ideologico che fu lanciato pioneristicamente dalla sindaca antimafia per eccellenza.

“Grave perdita”

Riflessione amara quella di Pietro Puccio, oggi sindaco di Capaci come in quegli anni, quando fu anche presidente della Provincia. “E’ stata per me era un punto di riferimento, dalla sua amministrazione io ho imparato tantissimo – ha detto ricordando Gigia Cannizzo – . Mi dispiace solo una cosa, cioè che la sua esperienza, il suo bagaglio man mano lentamente si è perso. E questa è una grave perdita non solo per Partinico ma per tutta la comunità palermitana di questo territorio in particolare. Mi auguro che possano crescere nuove generazioni. Che possano ritornare a prendere quelle bandiere e farle sventolare in maniera forte e poderosa per poter davvero riprendere la rinascita di tutto questo territorio”.

“Un riferimento”

“Gigia – ha invece detto Manlio Mele che all’epoca era sindaco della vicina Terrasini – è stata per tutti noi in termini personali e in termini istituzionali un riferimento per tutta l’area del Golfo di Castellammare. Ma vorrei dire per tutta la Sicilia. E’ stata una di quelle persone in prima fila nella battaglia contro la mafia, è stato un riferimento per tutti i sindaci della stagione del ’91 e del ’92. Oggi siamo qua, in questo splendido Palazzo restaurato e voluto da Gigia. E ricordo tutti gli sforzi sull’antimafia, ma poi gli sforzi istituzionali che sono diventati cosa concreta. Quindi non solamente dichiarazioni di principio, penso ad esempio ai restauri di Palazzo Ram e della cantina borbonica”.

“Obiettivo riprendere la speranza”

“È chiaro che eventi di questo genere – ha voluto precisare Calogero Barretta dell’associazione Inikon – non hanno l’intento soltanto di scrivere la geografia dei santi. Abbiamo intenzione certamente di fare il punto della situazione per riuscire ad addizionare a quelle speranze delle nuove speranze perché il cambiamento è ancora possibile. Parliamo di stagioni rivoluzionarie che sono riuscite a diventare concrete, grazie alla capacità di visione. Periodi che non parlano mai al presente ma parlano sempre al futuro, hanno sempre qualcosa da dire”.

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