Maurizio Costanzo non era solo il padrone di casa del talk show più seguito, longevo e amato dagli italiani, durato per 40 anni. Il presentatore non ha mai nascosto la sua vicinanza con la Sicilia, e non solo a parole, ma coi fatti. Si è speso e battuto contro la mafia, con le sue trasmissioni, in anni caldi, caldissimi, prima e dopo gli attentati che costarono la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E proprio per questo diventò lui stesso un obiettivo di Cosa Nostra, scampando anche un attentato.

L’amicizia con Falcone e le trasmissioni antimafia

Soprattutto con con il giudice Giovanni Falcone, ospite alle sue trasmissioni, il suo legame era molto forte. Costanzo si impegna come uomo e giornalista nella lotta alla mafia. In seguito all’omicidio di Libero Grassi, appena un mese dopo, nel 1991,  Costanzo e Michele Santoro realizzano una maratona Rai-Fininvest contro la mafia. Memorabile rimase la scena in cui Costanzo bruciò in diretta una maglietta con scritto “Mafia made in Italy”.

L’attentato

Proprio questo suo impegno sembra essere la causa, il 14 maggio 1993, di un attentato: una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo esplose a Roma in via Ruggero Fauro (vicino al Teatro Parioli).

Al momento dell’esplosione erano in transito due autovetture: una Mercedes blu presa a nolo la mattina dell’attentato condotta da Stefano Degni e dove sedevano Maurizio Costanzo (di ritorno dalle registrazioni del Maurizio Costanzo Show) e la sua compagna Maria De Filippi e, a brevissima distanza, una Lancia Thema con a bordo le guardie del corpo Fabio De Palo (rimasto lievemente ferito) e Aldo Re (che subì lesioni legate allo shock). Fortunatamente non ci furono vittime, e gli occupanti della Mercedes rimasero illesi per un ritardo nello scoppio causato dal telecomando e per un muretto di una scuola che fece da protezione all’automobile blindata di Costanzo.

La “visita” di Matteo Messina Denaro

Le indagini successive e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia accertarono che gli autori dell’attentato erano proprio alcuni mafiosi e che Costanzo era uno dei principali obiettivi da eliminare per Cosa nostra a causa delle sue trasmissioni. Da quel momento Costanzo visse sottoposto a un protocollo di protezione.

Alla sua “sorte” si era interessato, pare, in prima persona Matteo Messina Denaro, il superlatitante catturato il mese scorso. “Mi risulta dai magistrati di Firenze che Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il Maurizio Costanzo Show per vedere se si poteva fare lì l’attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli”, disse il conduttore nel 2020.

La sua carriera

Se n’è andato praticamente in diretta tv, davanti alla telecamere a ai microfoni. Dopo una intera vita trascorsa a chiederlo, Maurizio Costanzo è andato a vedere di persona cosa c’é dietro l’angolo della vita. A dispetto dell’iniziale diploma di ragioniere, concretizzò a soli 18 anni nel 1956 il sogno di diventare giornalista esordendo come cronista nel quotidiano romano Paese Sera. E’ l’abbrivio di un crescente ed entusiasmante successo professionale e sociale che lo consacra autore originale e soprattutto ideatore e conduttore geniale della trasmissione, “Bontà loro”, che segna il passaggio dell’Italia democristiana del dopo guerra e del boom economico al paese laico e liberale, dal bigottismo all’anticonformismo.

Sull’onda del successo nazional popolare di Bontà Loro diventa Direttore di quotidiani e di settimanali, intervistatore principe del Corriere della Sera e protagonista a vita del Maurizio Costanzo show trasmissione cult di Mediaset intenterrottamente in onda da oltre 40 anni. Per mezzo secolo Costanzo ha interpretato il ruolo di protagonista, maitre a penser , regista e “consigliori” della televisione italiana, pubblica e privata, della stampa specilizzata sulle vite televisive degli altri e sulla critica radiotelevisiva.

Articoli correlati