Quattro condanne in secondo grado, l’aumento della pena per una dei quattro imputati, lievi riduzioni per gli altri. E’ l’esito del processo per le patenti nautiche facili e per gli “aiutini” negli esami che riconoscono titoli adatti a lavorare nel campo marittimo. Le ha decise la prima sezione della Corte d’appello di Palermo, nei confronti del capitano superiore di lungo corso e componente della commissione esaminatrice, Giovanni Paterna, che ha avuto 5 anni, 1 mese e 10 giorni (davanti al Gup erano stati 5 anni e 4 mesi); il direttore di macchina e sindacalista Francesco Giuseppe D’Annibale, 1 anno e 8 mesi (contro i due del primo giudizio); il titolare di una scuola nautica, Francesco De Santis, 1 anno e 4 mesi (ne aveva avuti tre).

La condanna

L’aggravamento della condanna e’ per la docente dell’istituto nautico di Palermo Alessandra Schiro’, che fece parte della commissione e che ora e’ passata da un anno e mezzo a due anni, con l’accoglimento del ricorso presentato dalla Procura (pm l’aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Chiara Capoluongo), da parte del collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Mario Conte e il relatore Riccardo Trombetta. De Santis, difeso dagli avvocati Roberto Macaluso e Michele De Santis, e’ stato ritenuto colpevole solo di abuso d’ufficio, con la derubricazione della corruzione, per la quale era stato condannato dal Gup, mentre originariamente gli erano state contestate oltre 40 imputazioni: gia’ in primo grado era stata riconosciuta la totale estraneita’ del centro di formazione marittima di via Crispi, accanto al porto di Palermo.

In amministrazione giudiziaria

La struttura era finita in amministrazione giudiziaria e, dopo il dissequestro, era tornata nella piena ed esclusiva disponibilita’ del suo titolare assieme a tutto il patrimonio personale. Le indagini erano state portate avanti, nel 2017, dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza e dalla Capitaneria di porto del capoluogo siciliano. L’ipotesi di accusa era quella di un giro di tangenti e favori per diventare ufficiale di coperta o di sala macchine. Due candidati avevano rivelato che, pagando fino a mille euro, si aveva la certezza di superare le prove.

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