Dopo l’assoluzione di sette imputati a Palermo, in uno dei due tronconi nati dall’allegra gestione dell’Amia – società che gestiva la raccolta dei rifiuti nel capoluogo siciliano, partecipata dal Comune e poi fallita – anche i sei dell’altro troncone, finito a Caltanissetta per il coinvolgimento di un giudice di pace che esercitava a Palermo, escono di scena.
Stavolta per prescrizione: il pm Claudia Pasciutti, infatti, ha ottenuto dal Gip il proscioglimento anticipato dall’accusa di peculato per l’ex presidente della società Enzo Galioto, ex parlamentare di Forza Italia, per l’allora direttore generale della società Orazio Colimberti, per Giuseppe La Rosa (i tre rispondevano anche di associazione a delinquere), Oriano Fabbri, Angelo Canzoneri e l’egiziano Mohamed Gamal Fawzi Mostafà. Lo scrive il Giornale di Sicilia.
L’inchiesta era partita dalle spese pazze effettuate dai vertici della società dal 2005 al 2007, durante la sindacatura di Diego Cammarata (FI); tra queste, anche l’apertura di una sede a Dubai per partecipare a gare internazionali sulla gestione delle discariche.
Secondo i pm, dirigenti, consulenti e dipendenti dell’Amia si erano fatti rimborsare voli, alberghi, pasti, minibar, lavanderia, servizio in camera, connessioni internet, schede telefoniche. La procura di Palermo chiese due volte l’archiviazione, ma l’allora Gip Marina Petruzzella respinse la richiesta. Secondo il pm Amelia Luise, l’Amia era una Spa, dunque una società privata, e non si poteva così perseguire il reato di peculato. Per i magistrati nisseni, invece, l’azienda, a totale partecipazione del Comune, era assimilabile a una società pubblica.
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