Il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti ha confermato che Pecoraro avrebbe ucciso il clochard Marcello Cimino per motivi passionali.

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“Pensava che Cimino gli insidiasse la moglie – ha spiegato -. Tra i due c’era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto”.

Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell’assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere.

Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l’origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato “con la macchinetta del caffè”. Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato: “E’ vero sono stato io”.

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Il caso sembra possa essere chiuso nell’arco di 24 ore e il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, esprime la sua soddisfazione: “Voglio congratularmi con la polizia per l’ottimo lavoro fatto. In meno di 24 ore è stato trovato e fermato il responsabile di un omicidio efferato”.

 L’inchiesta è stata coordinata dall’aggiunto Claudio Corselli e dai pm Maria Forti e Alfredo Gagliardi che, in contatto col procuratore, hanno seguito gli sviluppi dell’indagine per tutta la notte