"Insussistenza degli elementi di reato"

Permessi di soggiorno falsi, archiviata l’inchiesta sui Caf di Palermo, il gip bacchetta la procura

Archiviazione per gli indagati nell’operazione del luglio 2018, ImmigratisA distanza di due anni l’inchiesta su un giro di permessi di soggiorno -aggiustati» con la falsificazione delle dichiarazioni del redditi o con l’invenzione di lavori in realtà mai svolti si rivela un flop.

Tutto archiviato nei confronti delle diciotto persone finite sotto indagine, tutto chiuso su richiesta della stessa Procura e col Gip Claudia Rosini, come scrive il Giornale di Sicilia, che bacchetta – e non poco – l’ufficio inquirente, che prima aveva chiesto e ottenuto le misure cautelari (nove, tutti arresti domiciliari) e poi si è resoconto dell’insussistenza degli elementi costitutivi del reato.

Commercialisti ragionieri, titolari di Caf (centri di assistenza fiscale), un poliziotto, un migrante che faceva parte della Consulta delle culture erano finiti nel mirino della Squadra mobile e del Gruppo Palermo detta Guardia di Finanza.

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L’ipotesi era che. con somme variabili tra 80 e 500 euro, fossero stati comprati permessi di soggiorno, da parte di cittadini stranieri, con una serie di atti fasulli in particolare dichiarazioni dei redditi gonfiate ad hoc, per dimostrare -un reddito di lavoro sufficiente ad assicurare un autonomo sostentamento nel territorio nazionale, cosi come prevede la legge. Solo che il reato di immigrazione clandestina riguardi l’ingresso in Italia egli atti “immediatamente successivi all’ingresso irregolare, ma non le attività poste in essere, come nella fattispecie in esame, autonomamente e posteriormente rispetto all’ingresso”.

L’archiviazione riguarda innanzitutto orto dei nove che erano finiti ai domiciliari Gesualdo Meli 69 anni Antonino Di Maio di 67; Antonino Pisciotta di 56, contitolare di un Caf in corso Tukory, Salvalore Giacobbe di 49, poliziotto in servizio in citta, ma residente a Castelvetrano, dove la moglie ha anche un Caf, Gianfranco Ficano.,54 anni contitolare di un Caf in cortile delle Bisacce con Paola Giannetto, 59 anni, pure lei indagata, Marco Celani, di 37; Antonino Russo, di 64 anni, titolare di un Caf in via degli Spersi.

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La posizione di Francesco Noto, di 48 anni era stata archiviata in precedenza. Mentre Thayaraj Arulnesan. 37 anni originario dello Sri Lanka, aveva avuto il divieto di dimora in città: era lui il componente della Consulta delle Culture del Comune.

Archiviazione pure per coloro che non erano stati sottoposti a misure-. Martella Lo Iacono, 59 anni Rosa Merenda, di 58; Gioacchino Leto, 65: Luciano Celani 73; Giuseppe Zaffato, 53; Gianluca Iuculano. 42; Antonio Zafarana, 38; Raffaele Natale. 44; Marco Mortillaro.47.

Secondo la tesi dell’accusa i migranti guadagnavano pochissimo, riuscivano appena a sopravvivere ma le loro dichiarazioni dei redditi sarebbero cresciute quanto bastava per raggiungere le soglie minime di rinnovo dei permessi di soggiorno. Chi non lavorava sarebbe stato assunto fittiziamente come collaboratore domestico. Di fronte alla contestazione, però, i legali avevano ribattuto al riesame e al Gip. Fra di loro, l’avvocato Vincenzo Zumino, che aveva fatto rilevare come il reato non sussistesse.

Il tribunale, nel disporre la revoca, aveva ipotizzato allora un addebito meno grave ma il giudice Rosini aveva osservato che in questi casi è necessario «il dolo specifico», la coscienza e volontà «di trarre ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero, condizione anch’essa, nella fattispecie osservava il riesame – inesistente.

Ci sarebbe voluto cioè l’approfittamento delle condizioni disagiate e di sofferenza dei migranti costretti dalla loro particolare debolezza a sottostare «a condizioni particolarmente onerose o fuori mercato, per la concessione di servizi. Nulla di tutto questo era avvenuto, sottolinea il Gip nel condividere l’impostazione (di ora) della Procura e dei difensori per l’assistenza fiscale i migranti tutti in Italia da anni e anni avevano pagato non una sorta di tangenti ma compensi in linea col tariffario.

Dunque non condizioni capestro per ottenere dei falsi. C’è dunque una “totale erroneità” dei capi di incolpazione. I pm avevano notificato l’avviso di chiusura delle indagini, atto che di regola presuppone la richiesta di rinvio a giudizio, ma poi, convinti dai difensori avevano cambiato idea, proponendo l’archviazione. Fra gli altri legali, gli avvocati Giuseppe Centineo, Salvatore Ruta, Gaetano Mario Pasqualino Antonino Cacioppo. Maurizio Piazza. Lucia Scala, Giovanna Angelo, Francesca Russo, Rosamaria Salenti Monica Longo, Calogero Lanzarone e Vincenza Ciulla.

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