La tragedia di Terrasini. La procura di Palermo sta indagando sulla morte accertata di Matteo Lo Iacono e del cugino Giuseppe. Sono i corpi che il mare ha restituito dopo che il peschereccio Nuova Iside è affondato nel mare tra San Vito Lo Capo e Ustica.

Proseguono ancora le ricerche di Vito Lo Iacono e del peschereccio inghiottito dal mare. Della vicenda si è occupato il programma Le Iene con un servizio andato in onda nel corso della puntata del 9 giugno scorso.

ECCO IL SERVIZIO DELLE IENE 

L’inchiesta della procura di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico e delegata alla guardia costiera, si sta concentrando sulla nave Vulcanello, un’imbarcazione utilizzata per il trasporto del carburante, battente bandiera italiana.

Al momento, non ci sono iscritti nel registro degli indagati. I risultati che arriveranno dall’analisi della scatola nera, l’apparecchio che registra tutto quello che succede a bordo, saranno decisivi. I tecnici, in questi giorni, stanno lavorando per estrarre le informazioni. È stato visionato anche il registro di bordo della petroliera e le condizioni dello scafo.

È stata sequestrata la scatola nera della petroliera che si trovava nella stessa rotta della Nuova Iside, il peschereccio di Terrasini affondato nella notte tra il 12 e il 13 maggio.

A bordo della Nuova Iside c’erano Matteo Lo Iacono, il figlio Vito e il cugino Giuseppe. Il corpo di Vito, 27 anni, e l’imbarcazione non sono stati ancora recuperati. Le ricerche di Marina e Guardia costiera continuano con alcuni strumenti e robottini subacquei già utilizzati nel mare siciliano il 6 agosto del 2005 quando era ammarato l’Atr 72 nel mare di Capo Gallo.

Cosa è successo quella notte? Sulla rotta del peschereccio, come dimostrato da un’inchiesta di Repubblica, c’era la Vulcanello. Passa a circa 10 miglia da San Vito Lo Capo, intorno alle 23 del 12 maggio, mezz’ora dopo l’ultimo segnale lasciato da uno smartphone di uno dei componenti dell’equipaggio e prima dell’orario in cui il blue box dell’imbarcazione – il sistema che ogni due ore manda la posizione alle autorità – non si attiva, come previsto.

La società armatrice Augustadue, del gruppo Mednav, conferma che la petroliera si trovava in zona, ma, tramite un responsabile delle relazioni esterne, nega che qualcuno abbia visto qualcosa. Si apprende anche che l’azienda comunque ha avviato una indagine interna per accertare eventuali responsabilità.

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