Dodici società Partecipate salvate perché strategiche fra cui Riscossione Sicilia, altre quindici verso la liquidazione. L’atteso piano di dismissione della società Partecipate è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale della regione siciliana come ultimo atto 2015 del governo Crocetta. Il decreto datato 27 novembre, adesso è operativo.

Ma come sempre accade in questa epoca di ‘governo a vista’ il Presidente della regione Rosario Crocetta e l’assessore all’Economia Alessandro Baccei non si sono accorti di un dettaglio non da poco conto. Fra le società Partecipate in liquidazione hanno posto la Sis (Società interporti siciliani) il cui scopo era la realizzazione degli interporti, che costa ogni anno ma non ha portato a termine il suo mandato.

Una operazione che sembrerebbe un risparmio. ma in realtà il finanziamento concesso dall’unione Europea e dallo Stato Italiano per la realizzazione degli Interporti di Termini Imerese e di Catania non è stato rilasciato alla Regione ma alla società di scopo interporti siciliani. Con la cancellazione della Società rischia di ritornare al mittente anche il finanziamento da 107 milioni cancellando, di fatto, non solo la società ma la realizzazione degli Interporti e gettando via il finanziamento e quanto speso fino ad ora.

“Il progetto di dismissione va fermato – afferma Giovanni Di Giacinto, capogruppo del Pse all’Assemblea regionale siciliana, quello che una volta era il Megafono e il gruppo più vicino in assoluto, quasi prone a Crocetta -. Il decreto deve essere modificato”.

Il provvedimento, in realtà, prevede il passaggio delle competenze dalla Sis al dipartimento delle Infrastrutture ma è proprio questo a mettere a rischio le risorse stanziate “tale scelta può essere considerata un aiuto di Stato da parte della Ue – sottolinea Di Giacinto – vanificando quindi gli sforzi finora compiuti per la realizzazione delle opere a Termini Imerese e Catania”.

La preoccupazione non è peregrina. In primo luogo perché il finanziamento dovrebbe essere rivisto e dirottato in corso d’opera e questo è previsto dalla Comunità solo in casi eccezionali e con una lunga procedura. In secondo luogo perché se i soldi vanno alla Regione e non ad una società di scopo l’asse su cui poggia il finanziamento potrebbe non essere compatibile e diventare un aiuto di Stato che viola la concorrenza o una statalizzazione di servizi alle imprese.

La distrazione governativa non sembra neanche troppo giustificata visto che il tema era stato posto al governo dalla dalla commissione Bilancio dell’Ars che è stata ignorata. “Si deve evitare il definanziamento – dice Di Giacinto – e per questo motivo invito il governo regionale già in occasione della prossima assemblea della Sis, prevista a giorni, a dichiarare la propria disponibilità a ricapitalizzare la società partecipata onde evitare danni per la realizzazione delle infrastrutture portuali”.

La situazione non è semplice perchè deve passare da un decreto giustificativo e poi da una ricapitalizzazione nella quale la Sicilia dovrebbe mettere soldi che non ha. Quindi addio interporti siciliani e con essi addio ads un altro pezzo di sviluppo

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