E’ morto a 71 anni Pino Giardina, Palermitano di origini ma da tempo trasferito in Emilia, cantante che negli anni ’80 fu al fianco di Pierangelo Bertoli. Voce graffiante, ancora oggi si dilettava con organizzazione di serate regalando la sua voce graffiante al pubblico.

La voce soul

Siciliano vissuto quasi tutta la vita a Sassuolo, cantava con una voce soul. Sempre sorridente, è stato il leader di una band che si esibiva prima di Bertoli e si è sempre guadagnato il pane con la musica. Era un grande appassionato di musica R&B, amava Otis Redding, Ray Charles e altri grandi del soul internazionale. E’ diventato cantante per passione. Intorno ai primi anni ’70 ha formato alcune band Rhythm and Blues, facendo concerti in tutto il Nord-Italia.

L’apice negli anni ’80

Negli anni’80 girò l’Italia in lungo e in largo insieme al noto cantautore Pierangelo Bertoli, formando anche il gruppo “Gres Band”. Fece pure diverse apparizioni televisive in Rai partecipando nel 1980 al “Disco per l’estate” di Saint Vincent con il disco “Norma”. All’inizio degli anni ’90 fondò la band “Pinogiardina live” con la quale varcò anche i confini nazionali per approdare a platee svizzere, tunisine ed altro ancora. Di recente, oltre a continuare il suo tour permanente in giro per l’Italia, lavorava ad un progetto di riarrangiamento di classici della canzone Mediterranea, contaminati da influenze etniche del Sud- Italia, Nord- Africa e bacino del Mediterraneo. Ha collaborato inoltre con diversi musicisti ad alcuni progetti musicali sia live che in studio.

Il ricordo del figlio di Bertoli

Il figlio di Pierangelo Bertoli, Alberto anche lui cantante, lo ha voluto ricordare con alcuni aneddoti. “Parlava in dialetto nostro – ha scritto su facebook – con quell’accento siculo che lo rendeva simpatico a chiunque. Mio padre gli passava alcune canzoni ma proprio per quel fatto, gli piaceva quando cantava in dialetto ‘Roca blues’ e tante altre. Essendo i guadagni non troppo ingenti, e lui avendo una famiglia, mio padre gli aveva detto di vendere Lp e cassette a fine concerto. Una parte del guadagno gliela lasciava come pagamento del servizio. A metà tour i musicisti lo prendevano in giro perché guadagnava molto di più di loro”.

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