Midiri: "Se non ascoltati, pronti a forme di protesta"

Policlinico in difficoltà, l’appello del Rettore “Serve nuovo ospedale, tutelare gli specializzandi”

Serve un nuovo Policlinico“: questa in sintesi è la richiesta del Rettore dell’Università degli Studi di Palermo Massimo Midiri che, questa mattina, ha tenuto una conferenza stampa per spiegare le difficoltà vissute dalla struttura sanitaria universitaria. Criticità illustrate insieme al presidente della Scuola di Medicina, Marcello Ciaccio, per cercare di smuovere le coscienze della classe politica regionale.

Midiri: “Serve un nuovo Policlinico”

Tanti i punti presentati: dalla necessità di un rinnovamento delle strutture, al controllo sui lavori di rifunzionalizzazione dei reparti, passando inevitabilmente per la tutela degli specializzandi, che hanno pagato l’impatto dell’emergenza covid sui loro percorsi di formazione. Ma è dalla necessità di una nuova struttura che il rettore parte nella sua analisi, definendola come “un’esigenza impellente. Palazzine del 1900, ancorchè rinnovate e ristrutturate, sono sempre strutture vecchie e che hanno problemi strutturali che non sono coerenti con i percorsi di una sanità moderna. Serve un nuovo Policlinico. Un ospedale cittadino di formazione universitaria è necessario. Risulta chiave non solo per fare corsi di laurea, ma anche nella formazione di professionisti che poi andranno a lavorare nei plessi sanitari“.

Lentezza degli interventi di manutenzione

Interventi che si affiancano alla necessità di accelerare sugli interventi attualmente in corso al Policlinico, in particolare sul nuovo Pronto Soccorso e su cinque reparti chiave. Lavori che, secondo quanto riferito dal Rettore in conferenza stampa, dovevano concludersi entro il 30 marzo ma non sono stati ancora riconsegnati. Cantieri tutti gestiti da ditte della Sicilia Orientale. “Le opere legate al vecchio mutuo da 50 milioni di euro vanno avanti da oltre dieci anni. Criticità che ha inciso fortemente sulle capacità di assistenza del Policlinico. Oggi, finalmente, siamo quasi alla fine del percorso ma ho la sensazione che ci stiamo perdendo all’ultimo miglio. Siamo vicini alla meta che permette di rifunzionalizzare il Policlinico, ma la riconsegna tarda ad arrivare a causa di problemi burocratici. Serve una data precisa. Non possiamo aspettare oltre. Non è tollerabile aspettare ancora. Troppe situazioni sono rimaste al limite e troppe persone non hanno chiaro dove andranno a lavorare nei prossimi mesi. Bisogna accelerare e consegnare finalmente i lavori”.

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Un commissario part-time

Altro capitolo riguarda la governance dell’ospedale, attualmente affidata ad Alessandro Caltagirone. Figura che già opera da direttore generale dell’Asp di Caltanissetta. Un dualismo che, secondo Massimo Midiri, limita l’operatività del Policlinico di Palermo. “Pur ribandendo l’impegno profuso da Caltagirone, abbiamo avuto dei problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo un Provveditore o un direttore amministrativo. Abbiamo ritardi nella spesa. Ma è chiaro che un uomo solo non può fare tutto. Si doveva occupare del Policlinico e l’Asp di Caltanissetta, che comprende diverse strutture. Non si capisce perchè gli altri ospedali debbano avere un organigramma definito e il Policlinico, che è una delle strutture più complesse da gestire, non debba rientrare in questa fattispecie”.

Il covid e le difficoltà per gli specializzandi

Il Policlinico ha dovuto, come tutti gli altri plessi sanitari, fronteggiare l’impatto del covid-19. Ciò, a volte, con la chiusura completa di alcuni reparti. Fatto che, a quanto riferisce il Rettore, ha minato il percorso di crescita degli specializzandi. “Non avere considerato il Policlinico quale ospedale di formazione ha portato ad un sequestro dei posti letto non ragionato. Il non avere pensato che la chiusura integrale di un reparto comporta un’interruzione di un percorso specialistico, ha comportato difficoltà per gli specializzandi. Psichiatria è stata chiusa per mesi. La formazione universitaria è codificata da passaggi definiti, ciò ha comportato un buco di formazione. Ho ricevuto diverse lettere di protesta. Da Rettore deve chiede al sistema sanitario regionale di proteggere tali percorsi

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“Riformulare test d’ingresso a Medicina con intelligenza”

Parentesi poi sui test d’ingresso alla facoltà di Medicina, in particolare sulla questione relativa al numero chiuso. Ieri, un piccolo corteo di studenti si è radunato davanti all’edificio 19 di viale delle Scienze per protestare sulla questione. Un tema sul quale Massimo Midiri si dice possibilista, anche se con criteri ben definiti. “La facoltà di Medicina è quella che ha una richiesta maggiore. Su 420 posti ci sono in media 2800 persone che fanno i test, un trend che registriamo da decenni. Un ripensamento al numero chiuso va fatto, ma con intelligenza. Se apriamo dall’oggi al domani una struttura codificata per un numero coerente di aule e posti, si rischia di fare soltanto disordine. I fatti ci dimostrano che servono nuovi medici, ma lo dobbiamo fare aumentando e modernizzando le strutture. Ciò permetterebbe di far fare ai ragazzi un percorso universitario completo”.

Pronti a forme di protesta

Un appello accorato quello rivolto dal Rettore, il quale però ha annunciato i prossimi passi in caso di mancata risposta. Fra cui il ricorso anche a delle forme di protesta ancora da definire. “Non vuol essere una minaccia, ma magari una promessa. Superato il guado delle elezioni, se non troveremo delle risposte da parte del Governo regionale, avvieremo un percorso di protesta a vari livelli. Sentiamo forte l’esigenza di rappresentare le difficoltà di una comunità che non è fatta soltanto di professore e di medici, ma anche e soprattuto da un personale sanitario che si trova a lavorare in condizioni precarie”.

 

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