“Non sono contrario alla primarie in linea di principio, perché ci sono momenti in cui rappresentano una espressione di forte democrazia. Ma sono fortemente perplesso sul ricorso a questo strumento in questo momento per scegliere il candidato alla presidenza della Regione di una coalizione di centrodestra che ha bisogno di ritrovare i motivi dello stare insieme e quindi rifondarsi”.
Comincia così, con una presa di posizione al tempo stesso forte e decisa ma anche rispettosa delle idee altrui una lunga chiacchierata con l’ex presidente del Senato Renato Schifani. Una telefonata per parlare di politica volando al di sopra delle beghe di correnti e partitini ma alla ricerca di una coalizione che al momento non c’è più e che in tanti rimpiangono.
Lui, Schifani, dopo essere stato uno dei grandi potenti dell’era Berlusconi, aveva fatto il salto con Angelino Alfano nel Nuovo centro destra che poi è diventato un soggetto di centro sinistra. Così l’avvocato Schifani non è più riuscito a restare, non intendendo rinnegare la propria estrazione di centro destra. E proprio Silvio Berlusconi è tornato a puntare su di lui nominandolo, appena qualche mese fa, coordinatore dei comitati per il no nella campagna referendaria che a inizio dicembre ha segnato questa fase politica italiana. Oggi vuole parlare di politica siciliana superando le logiche del subito e guardando un po’ più avanti.
“La posizione ufficiale di Forza Italia è stata sempre quella di riconoscerle se regolamentate da legge. Si tratta di una posizione politica sempre coerente ma ovviamente rivedibile soltanto in casi eccezionali e motivati. I sondaggi fatti in vista delle regionali dimostrano che un centro destra unito verrebbe premiato dagli elettori che sono stanchi del disastro fatto da Crocetta e dal Pd. Noi, dunque, dobbiamo ritrovare le ragioni dello stare insieme e secondo il mio parere bisogna farlo ripartendo dal territorio, ascoltandone i bisogni, in particolar modo quelli dei giovani che in massa hanno votato no al referendum per protesta ed elaborando un programma condiviso e coraggioso che punti al taglio degli sprechi”.
Per Schifani “solo dopo aver fatto il programma si può passare alla scelta del candidato che meglio possa impersonare il modello che si è scelto per lo sviluppo della Sicilia, per l’aumento del Pil, per un modello di investimento che superi un bilancio ingessato e composto, per il 90%, da spese fisse e obbligatorie come quello regionale”.
Presidente Schifani ma non crede che le due cose potrebbero camminare contemporaneamente?
“Io penso che le primarie portino con sé due rischi. C’è il rischio di eccessiva personalizzazione. Insomma il candidato che vincerà si sentirà giustamente in diritto di perseguire la propria idea di sviluppo ed il proprio programma. Cosa succederà se una parte della coalizione non lo sposerà? Ma c’è un secondo rischio ancora maggiore e non di natura esclusivamente politica. Da avvocato le dico che alle primarie si applicano le leggi sul voto di scambio esattamente come alle elezioni. Ora siamo in Sicilia ed è noto e confermato da tutti i magistrati di prima linea che l’interesse prioritario della mafia è nell’infiltrazione nelle istituzioni. Se la mafia decidesse di sponsorizzare un candidato, anche a sua totale insaputa, e ne derivasse una inchiesta? Naturalmente ci troveremmo di fronte a un candidato delegittimato prima ancora di iniziare la corsa”.
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