La procura di Termini Imerese ha chiesto condanne anche pesanti e assoluzioni nel processo che vede coinvolto l’ex sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e amministratori locali. Il processo si è aperto davanti al tribunale presieduto da Vittorio Alcamo dopo il blitz dei carabinieri al Comune di Bagheria nel 2017. Il pubblico ministero Chiara Salerno Cardillo. All’ex sindaco la procura contesta i reati di abuso d’ufficio e turbativa d’asta.

Le indagini e le accuse

L’indagine riguardava diversi filoni e presunte irregolarità nell’affidamento del servizio di smaltimenti rifiuti, l’affidamento (poi non realizzato) ad una società del palazzetto dello sport, gli accertamenti della polizia municipale su un immobile abusivo del cognato del primo cittadino.

Smaltimento rifiuti

Il pm nei confronti di Patrizio Cinque, difeso dagli avvocati Antonio Di Lorenzo e Vincenza Scardina ha chiesto l’assoluzione per il reato di turbativa d’asta per l’affidamento diretto da 5 milioni del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e per il falso ideologico.

Il Palasport

In merito alla vicenda dell’affidamento in gestione del palazzetto dello sport di Bagheria il pm ha chiesto un anno e sette mesi per Patrizio Cinque e 2 anni per l’ ex commissario della Provincia di Palermo Manlio Munafò e Salvatore Rappa, legale rappresentante dell’associazione sportiva Nuova Aquila Palermo.

L’ecomostro

Un anno la richiesta per l’ex sindaco per la vicenda dell’immobile abusivo del cognato e un anno e tre mesi per l’ispettore di polizia Domenico Chiappone, difeso dall’avvocato Salvo Priola.

Le altre richieste del pm

Più pesanti le richieste di condanne per il geometra Onofrio Lisuzzo, difeso dagli avvocati Salvo Priola e Letizia Coassin, complessivamente 6 anni e 4 mesi imputato per falso ideologico in atto pubblico e di falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti. Per il funzionario comunale Romolo Maggio, difeso dall’avvocato Pietro Canzoneri, anche lui imputato per falso ideologico in atto pubblico e di falsità materiale commessa in atto pubblico da pubblico ufficiale e per turbata libertà degli incanti, il pm ha chiesto la pena ad 8 anni e 4 mesi di reclusione. Per la dipendente comunale Angela Rizzo, imputata di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di falso ideologico in atto pubblico la richiesta è stata di un 1 anno e 10 mesi di reclusione. Per l’ex assessore ed allora vicesindaco Fabio Atanasio, difeso dagli avvocati Claudio Gallina Montana e Antonio, il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione.

Articoli correlati