L’autorizzazione per il concentramento ed il corteo del 30 marzo sarebbe stata rilasciata da settimane. Lo garantiscono gli animatori del Comitato Antudo che finalmente escono dall’anonimato, ma solo in parte. Si presentano dopo la richiesta di chiarezza ‘a mezzo stampa’ lanciata da BlogSicilia.

Ma a chi questa autorizzazione sia stata rilasciata e gli estremi del documento ancora non vengono fuori. Dal comitato garantiscono, però, che ci sono. I siciliani, dunque, celebreranno l’anniversario del primo Vespro siciliano con una protesta contro il governo della Regione siciliana e il suo governatore Rosario Crocetta.

Ad organizzare è il comitato ‘Antudo’ dal termine che gli insorti usavano come esempio di forza e di coraggio, come modo per riconoscersi fra loro nel lontano 1282. Si tratta di un Comitato spontaneo alla sua prima uscita nato dall’idea di due giovani universitarie ma che presto ha preso forma. Ne fanno parte giovani e meno giovani, studenti e disoccupati di numerose città siciliane.

A far sorgere dubbi sulla manifestazione erano stati due elementi. In primo luogo il fatto che i manifesti con i quali l’evento è ‘convocato’ non portano firme né simboli e sembrerebbe quasi una manifestazione anonima. In secondo luogo il fatto che non si trovava traccia delle autorizzazioni al concentramento fino a qualche ora fa.

L’evento è nato e cresciuto su facebook. Mille e duecento coloro i quali si dicono interessati, un migliaio coloro che promettono di partecipare, oltre 18 mila gli invitati. E poi tantissime adesioni da destra a sinistra, dai No Muos ai No Triv, passando per i Comitati territoriali, le organizzazioni dei disoccupati e quelle degli studenti.

Ed è proprio questo il risultato che i manifestanti volevano ottenere: mettere insieme la società civile senza bandiere, senza ideologie, senza parti sociali. Una idea che solo il 30 marzo si scoprirà quanto è riuscita e quanto è davvero significativa.
Intanto è rilevante la piattaforma di ‘rivendicazioni’ che sta alla base dell’evento .

E’ il “modello di sviluppo che sino ad oggi ha imposto il governo Crocetta” a determinare la protesta di Antudo. Un sistema “portato avanti nella nostra terra senza prendere minimamente in considerazione la volontà dei suoi abitanti e assecondando soltanto gli interessi di Roma e del Governo italiano”.

La manifestazione è stata pensata, spiega Antudo, “avvertendo da una parte il forte malessere dei cittadini diffuso su tutta l’isola e dall’altra l’amore per la propria terra e la voglia di riscatto”.

“Questi sentimenti, – continua – che ognuno di noi sulla base di esperienze dirette avverte, hanno portato, prima ancora dell’indizione della manifestazione, alla creazione di una pagina facebook dal nome Antudo in relazione al coraggio dell’animo siciliano contro la rassegnazione. Una pagina i cui contenuti sono divenuti in pochissimo tempo virali e che ricordano da una parte il nostro ricco e prezioso bagaglio storico-artistico-culturale e dell’altra la rabbia nei confronti di chi ci governa, sempre troppo distante da noi e dalle nostre esigenze”.

La contrapposizione a Crocetta nasce, probabilmente, dalla ‘rivoluzione’ annunciata e mai attuata dal governatore: “Nel novembre del 2014 il Governatore ha definito la sua vittoria alle elezioni regionali come l’inizio della rivoluzione per la Sicilia e la fine di clientele, le corruzioni, le complicità, i blocchi di potere del passato. Oggi dopo quasi tre anni risulta spontaneo ed è legittimo chiedersi cosa sia rimasto di questa fantomatica rivoluzione e come si sia mossa la “nuova” politica siciliana in questo grosso arco di tempo. Sulla base di fatti che con mano si possono toccare, gli abitanti della Sicilia, possono affermare che essa non si è dimostrata altro che la più classica prosecuzione dei precedenti sistemi di governo (Cuffaro e Lombardo) e la Regione, pur potendosi opporre alle direttive nazionali grazie al suo statuto speciale, ha sempre accettato supinamente direttive da Roma. La sua gestione del potere, oltre a non presentare alcuna novità nei volti, non ha presentato, se non in peggio, nemmeno alcuna novità nelle scelte politiche, sociali, economiche, di sviluppo e tutela ambientale, infrastrutturali”.

E quindi Antudo concentra le sue critiche sulla gestione economico-politica dell’esecutivo ragionale: “La nostra bella isola e le sue risorse sono gestiti sulla base di un modello di sviluppo economico per nulla virtuoso caratterizzato da devastazione ambientale, militarizzazione dei territori, cattiva gestione delle risorse pubbliche. Un modello di sviluppo che l’ha resa pattumiera dell’Italia e che obbliga i suoi abitanti a emigrare per cercare altrove dignità per la propria vita che qui invece viene negata costantemente. Le trivellazioni nel canale di Sicilia, le infrastrutture belliche, la gestione dei rifiuti per mezzo di inceneritori sono tutte scelte esclusive del governo che minano la salute degli abitanti e palesano un assoluto non rispetto per le ricchezze ambientali della nostra terra. In tutto ciò i conti della Regione Sicilia sono peggiorati in questi tre anni e non tutti quelli a disposizione sono stati spesi (possibili fondi europei) e quando invece sono stati investiti lo si è fatto male e seguendo sempre le stesse logiche clientelari. Pensiamo per esempio alla sparizione dei cinque miliardi di fondi europei destinati all’agricoltura. Davanti a questa totale svendita dei territori e delle vite siciliani è risultata quanto mai necessaria un’opposizione. Abbiamo subito feroci tagli alla sanità, alla formazione, le nostre strade e le nostre scuole crollano; per mantenere un lavoro, che nella maggior parte dei casi ci fa soltanto sopravvivere, ci fanno mettere in gioco la nostra salute”.

Antudo si pone sulla stessa linea di altri movimenti di protesta che negli ultimi anni hanno dato vita ad azioni di ribellione alle scelte politiche prese: “Adesso è il momento di uscire fuori il coraggio e di alzare la testa, di scacciare la rassegnazione perché il riscatto deve esserci ed è possibile. Manifestazioni popolari contro la presenza di basi militari utilizzate per la guerra sul suolo siciliano e il Muos, le trivelle, gli inceneritori che si sono date in questi mesi a Licata, Marsala, Niscemi, Valle del Mela lo hanno dimostrato. Ed è anche a partire dalle esperienze di questi comitati territoriali che partiamo per mettere in discussione un modello di sviluppo basato sul l’imposizione di scelte nocive per i territori imposte con la forza alle popolazioni locali. Difendere il nostro territorio cacciando, con una ferma e determinata opposizione popolare, un governo siciliano che si è sempre dimostrato asservito alle direttive provenienti da Roma e per nulla in grado di fare i nostri interessi. Noi abbiamo il diritto di decidere per le nostre vite e per i luoghi in cui siamo nati, che amiamo e che abitiamo. Sono i cittadini della Sicilia e le istituzioni locali a dover vagliare e operare le scelte per il territorio. Proprio il 30 marzo, giorno scelto per la manifestazione, faremo sentire la nostra voce sotto davanti e contro i palazzi del potere. il 30 marzo ricorrerà l’anniversario (era il 1282) della rivolta del Vespro: oggi, come allora, dovremo liberarci dal giogo di una politica che vorrebbe sopraffarci e sfruttarci. Sulla nostra terra – conclude Antudo – decidiamo noi!”.

Un elemento emerge con prepotenza: se è la gente comune, i giovani, i cittadini, la piazza, la strada a dover fare opposizione al governo, l’opposizione ha fallito! I partiti hanno completato il loro fallimento in Sicilia. Giuste o sbagliate che siano le rivendicazioni. Condivisibili o meno che siano i motivi, la democrazia permette la libera espressione delle proprie idee. Se si arriva ad una manifestazione di piazza spontanea contro la visione di sviluppo che ha il governo ormai al suo quarto anno di mandato vuol dire che la gente non si sente rappresentata neanche dall’opposizione, che non vede nessuna idea alternativa. E allora scende in piazza.
Non sarà una rivoluzione ma certamente un segnale. E’ il primo messaggio è proprio alla politica che ha fallito del tutto il suo compito.