Le armi a casa Gregoli erano proprio una cosa importante, una passione che investiva tutta la famiglia, anche due dei tre figli della coppia, un maschio ed una femmina.

A casa dei coniugi accusati di essere mente e braccia dell’agguato di Falsomiele sono state infatti trovate numerose armi da fuoco, di diverso calibro e natura, tutte regolarmente registrate.

La moglie di Carlo Gregoli, Adele Velardo che  avrebbe sparato direttamente contro le vittime Bontà e Vela, pare avesse l’abitudine di frequentare il poligono per sparare con le sue armi di diverso calibro.

Adesso si scopre che anche i figli nutrono le stesse passioni dei genitori e che lo dichiarano attraverso le proprie pagine Facebook.

Il maschio, un ragazzo atletico e sportivo, scrive di essere “tiratore scelto head shot presso Cecchino”. Tra le sue  foto pubbliche numerose sono le immagini che lo ritraggono con il padre ed in braccio almeno un fucile.

La figlia maggiore  universitaria riporta invece proprio in copertina, sulla propria pagina facebook,  quella che potrebbe essere la propria immagine con in pugno un fucile pronto a sparare.

Una passione, quella della famiglia Gregoli che certamente non aiuta la difesa a smentire il quadro accusatorio. Anche se sono molti ancora  al momento gli interrogativi sulla reale dinamica dei fatti sul luogo del delitto.

C’è però un supertestimone che ricostruisce parte della dinamica del duplice omicidio di  Bontà e dell’amico Giuseppe Vela, trucidati a colpi di calibro 9 ieri in via Falsomiele a Palermo.

L’uomo, interrogato a lungo dalla polizia, passava per caso per la stradina in cui è avvenuto il delitto. Oltre al suo racconto gli inquirenti hanno le immagini di una fotocamera che riprende l’auto dei presunti killer, Carlo Gregoli e sua moglie Adele Velardo, immettersi dalla stradina di casa in via Falsomiele ed allontanarsi.

Poi nelle immagini compare la fiat 500 delle vittime seguita dal Suv della coppia che ricompare. Le due macchine proseguono fuori inquadratura. Ma la fotocamera immortala la macchina del testimone che avanza e si ferma. E, infine, torna a riprendere il fuoristrada che a marcia indietro percorre nuovamente la viuzza che termina a casa della coppia.

“L’uomo che ha sparato era dell’età di 50-55 anni, alto un metro e 80, corporatura normale, capelli con taglio regolare, credo brizzolati. Indossava un giaccone scuro e impugnava la pistola”.

Così il testimone del duplice omicidio di ieri a Palermo ha descritto il presunto killer, Carlo Gregoli, fermato dalla Procura insieme alla moglie Adele Velardo per l’assassinio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela. Il testimone, che percorreva in auto la strada in cui l’omicidio si è svolto, ha assistito al delitto.

“Ancora dentro l’auto – ha raccontato – udivo colpi di arma da fuoco e, incuriosito, indietreggiavo per potere vedere in maniera completa la strada…L’uomo armato che mi dava le spalle sparava contro un altro uomo che gli veniva di fronte: i due erano distanti l’uno dall’altro circa tre metri. L’uomo attinto dai colpi di arma cadeva a terra e l’uomo armato, avvicinatosi, sparava altri colpi all’indirizzo del soggetto esanime”.

Articoli correlati