E’ stato anticipato a martedì l’incontro a Palermo negli uffici della Capitaneria di porto la nuova riunione sugli accertamenti irripetibili che servirà a fare il punto sul recupero del Bayesian, il veliero affondato il 19 agosto del 2024 al largo di Porticello.
Dopo quanto successo con la morte del sub olandese e le nuove modalità di recupero è necessario fare il punto su quanto accadrà da qui fino a quanto il veliero sarà portato a galla. Saranno presenti, come successo a Porticello lo scorso 7 maggio gli inquirenti, i consulenti, e gli avvocati degli indagati, oltre ai legali di parte civile delle vittime.
Furono sette i morti nel naufragio, tra cui il magnate inglese Mike Lynch. Sono tre gli indagati, si tratta dei membri dell’equipaggio – il comandante neozelandese James Cutfield, l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton e il marinaio di guardia Matthew Griffith – iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Termini Imerese per omicidio colposo plurimo e naufragio colposo.
Dopo la morte del sub olandese Rob Cornelis Huijben, avvenuta lo scorso 9 maggio durante le operazioni di recupero del veliero Bayesian a Porticello, è stata aperta una seconda inchiesta che vede indagati De Kam Pieter Leedert Willem, legale rappresentante della società olandese Smit Salvage, per cui lavorava Huijben, Willem Mange Woute, responsabile della sicurezza, e Jeroen Mooij, direttore del cantiere. Sono indagati di omicidio colposo e violazione delle disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Il sostituto procuratore Raffaele Cammarano e la procuratrice facente funzioni Concetta Federico hanno accertato nuovi possibili profili di responsabilità. Da quanto si apprende la società olandese, che nel frattempo ha rinunciato all’incarico in favore di un’azienda di Olbia, non avrebbe i requisiti minimi per eseguire questo tipo di lavorazioni subacquee: i suoi dipendenti non avrebbero la formazione necessaria e la società non è iscritta al Repertorio della Regione Siciliana, come prevede il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Il 9 maggio il 39enne sommozzatore olandese morì per l’esplosione di una sacca di idrogeno che si era prodotta durante il taglio della cerniera che lega il boma del veliero all’albero di 72 metri. L’idrogeno sarebbe stato innescato dalla fiamma ossidrica utilizzata per il taglio.