“Un precedente grave”. Così Claudio Fava commenta la scelta del governo Musumeci di non costituirsi parte civile nel processo a carico del deputato Savona, per cui è stato chiesto il giudizio per associazione a delinquere e truffa aggravata ai danni della Regione Siciliana per i corsi della formazione.
La procura ha chiesto il processo per il presidente della commissione Bilancio della Regione. Le accuse nei suoi confronti sono “associazione per delinquere” e “truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazioni pubbliche” proprio per avere ottenuto i contributi dalla Regione. Savona è sotto inchiesta per progetti e corsi di formazione riconducibili ad alcune associazioni e società cooperative e per i quali complessivamente sono stati ottenuti poco meno di 900 mila euro dal 2012 al 2019. La procura (l’aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Vincenzo Amico e Andre Zoppi) ha chiesto il rinvio a giudizio anche per la moglie del deputato, Maria Cristina Bertazzo, la figlia Simona, Sergio Piscitello, Giuseppe Castronovo, Michele Cimino e Nicola Ingrassia.
Per il Presidente della Commissione Antimafia, “la mancata costituzione di parte civile, peraltro sollecitata più volte dalla Procura agli assessori all’agricoltura, alla famiglia e alla cultura, è un’omissione che piega gli interessi della comunità siciliana alle esigenze di tenuta politica del governo Musumeci. Una decisione incomprensibile e preoccupante”. Da Fava quindi un invito ad approfittare del rinvio dell’udienza al 15 marzo: “Mi auguro che in quella sede si veda finalmente da parte del governo un gesto di elementare e necessaria dignità istituzionale. Difendere e rappresentare i diritti di tutti i siciliani è un dovere; far quadrato attorno a un deputato della propria maggioranza rinviato a giudizio, omettendo atti dovuti, è solo un gesto d’irresponsabilità”.