E’ stata ricoverata in ospedale stanotte alle quattro Rita Bonaccorso l’ex moglie del campione di calcio Totò Schillaci, dopo che, in un estremo ed ennesimo gesto di protesta e disperazione aveva aperto il gas e minacciato di far esplodere la villa nella quale abita.

“Io non mi muovo da qui, faccio saltare tutto”, ripete piangendo da mesi. Proprio oggi la Bonaccorso deve lasciare la sua casa da due milioni e mezzo di euro a Palermo, quella in cui ha vissuto finora e sono cresciuti i figli Mattia e Jessica.

Rita Bonaccorso, in preda alla disperazione, ha più volte minacciato il suicidio e si definisce vittima di una vicenda giudiziaria che va avanti da più di vent’anni. Poco più di un mese fa, l’ex signora Schillaci è stata ospite di Barbara D’Urso a Pomeriggio 5 per raccontare la sua storia.

La storia giudiziaria di Rita Bonaccorso inisizia nel 1992 quando una conoscente palermitana che ha una gioielleria a Torino, Giovanna Giordano, le chiede il favore di andare ogni tanto nel suo negozio per farle pubblicità. A tutti la presenta come la moglie di Schillaci, anche se è già separata. Dopo due anni la gioielleria fallisce e nel 1996 nel procedimento viene coinvolta anche lei. Risulta debitrice, perché socia apparente, di una ditta svizzera fornitrice di anelli, bracciali, diamanti e rubini per 390 milioni di lire. Gioielli mai pagati dalla gioielliera e finiti al centro di una rapina, secondo i giudici “simulata” dalla stessa proprietaria. Nel frattempo l’ex moglie del calciatore idolo di Italia ’90 torna a Palermo e comincia l’odissea, con le sentenze di condanna dei tribunali e un esercito di avvocati che l’abbandonano ripetutamente mandandole fatture per centinaia di migliaia di euro. La donna viene condannata a risarcire il fornitore di gioielli Stefan Hafner nel 2006, sentenza confermata in appello nel 2008. A ottobre 2015 arriva la condanna definitiva. Dal 2006 la sua casa è all’asta, nessuno finora l’ha mai comprata ma adesso lo sfratto è imminente.

Tutte le speranze sono riposte adesso in una perizia calligrafica su una firma.Quella di Hafner, creditore della gioielleria fallita morto nel 2009, sul documento con cui il credito veniva ceduto al figlio Vittorio.