La notizia è arrivata la scorsa settimana con una nota ufficiale della Fondazione Ri.MED: Giulio Superti-Furga, scienziato di fama internazionale che vive e lavora a Vienna, ha lasciato l’incarico di direttore scientifico e ha rinunciato al futuro ruolo di direttore generale e scientifico del nuovo centro di Carini. Un passo indietro inatteso che ha subito riaperto domande, dubbi e interrogativi sul destino del più ambizioso progetto di ricerca biomedica mai tentato in Sicilia.
Le motivazioni ufficiali e ciò che emerge in controluce
La Fondazione parla di dimissioni per “ragioni personali e familiari”, ma anche di una “diversa pianificazione dei propri impegni professionali in relazione ai tempi di sviluppo del nuovo centro”.
E proprio su questo punto la stampa locale si è concentrata: quel riferimento ai tempi non è una nota di colore, ma un segnale preciso. I lavori del Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica (CBRB) accumulano ritardi e, secondo più ricostruzioni, il ritmo di avanzamento non sarebbe in linea con gli standard dei contesti europei in cui Superti-Furga è abituato a operare.
Un progetto nato per cambiare la geografia della ricerca nel Mediterraneo
Ri.MED nasce da una partnership che raramente si vede in Italia: Governo nazionale, Regione Siciliana, CNR, University of Pittsburgh e UPMC insieme per costruire un polo biomedico capace di attrarre ricercatori, start-up e investimenti da tutto il mondo. Il campus di Carini con i suoi 25 mila metri quadrati di laboratori, oltre 50 mila di superficie edificata e 16 ettari messi a disposizione dalla Regione, è pensato per ospitare circa 600 addetti, con livelli di biosicurezza fino al BSL-3, necessari per la ricerca avanzata su patogeni e vaccini. BSL-3 (Biosafety Level 3) è un livello di sicurezza biologica molto alto e consente di lavorare con agenti patogeni che possono trasmettersi per via aerea e causare malattie gravi, richiedendo strutture a contenimento avanzato e protocolli rigidi per operare in sicurezza.
Costi che lievitano, scadenze che slittano

Foto D.G.
La storia finanziaria del progetto è complessa. All’inizio si parlava di 196 milioni di euro di investimento complessivo; l’appalto lavori per il CBRB superava i 90 milioni e prevedeva 733 giorni di cantiere. Negli ultimi anni, però, la cifra è salita: oggi il presidente Paolo Aquilanti parla di “quasi 500 milioni” di investimenti pubblici sul solo centro Ri.MED. Sul fronte dei tempi, l’apertura è ora fissata al 2027, con tre anni di autonomia finanziaria per il periodo di avvio. Un posticipo di oltre un anno rispetto a quanto inizialmente immaginato.
Il tassello parallelo: ISMETT 2, tra ambizione e complessità
A Carini non c’è solo Ri.MED. Il territorio dovrebbe ospitare anche ISMETT 2, l’ospedale di trapianti e alta specializzazione progettato dal Renzo Piano Building Workshop con Progetto CMR. Una struttura da più di 250 posti letto, 42 posti di terapia intensiva e piena integrazione funzionale con il centro di ricerca. Per anni il progetto è rimasto in ombra, poi nel 2024 il CIPESS (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) ha dato il via libera decisivo: 348 milioni di euro per la costruzione del complesso ISMETT 2/Ri.MED. Un passo avanti significativo, ma senza un cronoprogramma pubblico completamente definito.
Le dimissioni e i loro effetti: un bivio senza margine di errore
Le dimissioni di Superti-Furga arrivano proprio mentre il progetto è in un punto critico. E gli effetti si vedono subito. Da un lato, si indebolisce la leadership scientifica del centro. Superti-Furga era il volto internazionale chiamato a costruire l’identità di Ri.MED e ad aprire canali con i principali network mondiali della ricerca. Trovare un successore con lo stesso peso e la stessa disponibilità a lavorare in un contesto ancora in transizione non sarà un compito semplice.
C’è poi il rischio reputazionale. Un polo che punta a competere nella geografia globale delle life sciences ha bisogno di stabilità, continuità e segnali forti. L’uscita del direttore scientifico, unita ai ritardi, può essere letta fuori dall’Italia come una perdita di affidabilità.
In parallelo, si apre il tema della governance. Con investimenti che sfiorano il mezzo miliardo — ai quali si sommano i 348 milioni destinati a ISMETT 2 — cresce l’esigenza di chiarezza pubblica: sui tempi, sui costi aggiornati, sugli effettivi posti di lavoro che saranno creati. È una richiesta sempre più forte, non solo da parte degli addetti ai lavori.
E poi c’è la questione più ampia, quella che riguarda il Mezzogiorno. Se Ri.MED e ISMETT 2 dovessero andare a regime, Carini diventerebbe uno dei pochi poli scientifici di fascia alta nel Sud Europa. Un salto in avanti enorme per ricerca, formazione e attrazione di talenti.
Ma se il progetto dovesse arrestarsi o procedere senza una guida forte, rischierebbe di trasformarsi in un’altra grande infrastruttura incompiuta. E, realisticamente, il rischio non è più teorico.
L’architettura politica del progetto: chi ha voluto davvero Ri.MED
La storia politica del polo di Carini è più complessa e trasversale di quanto possa sembrare. La Fondazione Ri.MED nasce nel 2006, durante il Governo Prodi, quando il Ministero della Salute spinge l’accordo con Pittsburgh e mette le prime risorse: l’impulso iniziale, quindi, è chiaramente nazionale, e arriva da Roma.
Sul fronte regionale, invece, la scelta decisiva è un’altra: collocare il centro a Carini e destinare i 16 ettari di terreno necessari. Una scelta che arriva in piena stagione di centrodestra siciliano, tra le amministrazioni Cuffaro e Lombardo e che da allora nessun governo regionale ha mai rimesso in discussione. È un tratto raro nella politica siciliana: il progetto attraversa governi di colore diverso, ma resta sempre in piedi.
Negli ultimi anni, però, c’è stato un ulteriore scatto in avanti. Il governo regionale guidato da Nello Musumeci prima, con un ruolo molto attivo dell’allora assessore alla Salute Ruggero Razza, che ha seguito il dossier ISMETT–UPMC con costanza e visione strategica e il governo Meloni poi, hanno impresso una spinta decisiva al progetto. Questo passaggio è fondamentale: è in questa fase che maturano le condizioni politiche e tecniche per i grandi finanziamenti CIPESS, con i 348 milioni per ISMETT 2 e l’ampliamento degli investimenti complessivi sul polo di ricerca. È anche il momento in cui il progetto diventa realmente credibile agli occhi nazionali e internazionali.
Accanto all’asse Roma-Palermo, resta determinante la componente internazionale: University of Pittsburgh e UPMC, partner statunitensi con un peso scientifico e istituzionale enorme, hanno contribuito a definire lo standard qualitativo e il modello operativo del centro.
Il risultato è un mosaico politico unico: un’opera nata con un governo di centro-sinistra, coltivata e sviluppata per anni da governi regionali di centrodestra, rafforzata dall’intervento di diversi governi nazionali (Conte, Draghi, Meloni) e sostenuta da partner USA di primo livello. Una convergenza così ampia è rara e probabilmente è la ragione principale per cui Ri.MED è arrivata fin qui senza essere mai smontata.
La Precisazione della Fondazione, ecco quanto e perchè sono aumentati i costi
“L’investimento per la realizzazione del centro di ricerca della Fondazione Ri.MED è stato inizialmente stimato in 196 milioni di euro” precisano dalla Fondazione e poi spiegano “Eventi all’epoca non prevedibili, tra cui la pandemia Covid-19, la guerra Russia-Ucraina e la conseguente difficoltà globale di approvvigionamento dei materiali, hanno inciso significativamente sul valore complessivo del progetto Ri.MED, pari a 232 milioni di euro”.
La Fondazione, inoltre, ci tiene a precisare che “l’importo complessivo del progetto (232 milioni) comprende – oltre alla costruzione dell’edificio – anche la progettazione, la direzione lavori, l’adeguamento del terreno, le attrezzature e le apparecchiature di ricerca, i collaudi, gli arredi, etc”.
La Fondazione desidera confermare che “il cantiere non si è mai fermato, che l’apertura del centro è prevista nel 2027 e che l’attività di ricerca prosegue a ritmo sostenuto”.
La fase decisiva che si apre ora
In ogni caso per la Fondazione Ri.MED inizia adesso il passaggio più delicato: scegliere il nuovo direttore scientifico e ricostruire la narrazione pubblica del progetto, spiegando tempi, priorità e visione.
La conferma, o la revisione, della timeline verso il 2027 sarà la cartina di tornasole per capire se l’uscita di Superti-Furga è un incidente di percorso o il segnale di un problema più profondo nella messa a terra dell’investimento più ambizioso della ricerca siciliana.






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