La gestione del San Paolo Palace, come prevedibile, si è trasformato in polemica. Un botta e risposta, tra il vicesindaco di Palermo Carolina Varchi e il presidente dell’Ersu, Michele D’Amico, che ha replicato all’esponente di Fdi dopo la nota di ieri.

Le parole di D’Amico

“Il San Paolo Palace può diventare veramente una bella storia italiana da raccontare ovunque. Lo Stato ha sicuramente vinto la sfida con la mafia e adesso – attraverso l’Agenzia del Demanio – ha candidato il bene confiscato a essere destinato a residenza universitaria comunicandolo formalmente – dice D’Amico -. Tale attività è dettata dalla Legge del governo nazionale Meloni (art. 15 del decreto legge 24 febbraio 2023, n. 13) che stabilisce che l’Agenzia del Demanio individui beni immobili di proprietà dello Stato da destinare a residenze universitarie, oggetto di finanziamento con le apposite risorse previste nell’ambito delle misure del PNRR.

Livelli di occupazione garantiti

“L’Ersu di Palermo, aderendo a questa possibilità, garantendo prioritariamente i livelli occupazionali dei lavoratori del San Paolo Palace – continua D’Amico -. contando di potere ottenere le risorse del PNRR (che garantirebbero, quindi, sia il buon andamento della struttura che il mantenimento del livello occupazionale dei lavoratori) ha, pertanto, chiesto alla Segreteria Generale della Presidenza della Regione Siciliana di avviare la procedura amministrativa di richiesta di assegnazione del San Paolo Palace di Palermo. Il bene potrà essere destinato a residenza universitaria in considerazione dell’emergenza abitativa universitaria, per l’ampia platea di studenti universitari cui ancora non è garantita la possibilità del posto letto, seppure si tratti di studenti meritevoli e bisognosi”.

“Non è una scelta a piacimento”

D’Amico poi insiste che “L’attività posta in essere dall’ERSU non risponde, quindi, a una “scelta a piacimento” di un bene confiscato alla mafia e oggi proprietà dello Stato – come paventato inopportunamente dalla vice-sindaco di Palermo, Carolina Varchi -, quanto invece a un corretto e rigoroso percorso amministrativo, rispettoso di un percorso istituzionale previsto dalle Leggi dello Stato e della Regione.

Una possibilità individuata più generalmente come necessità anche dalla stessa Delibera (n. 34/2023/G del 2 maggio 2023) della Corte dei Conti (Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato), in cui la magistratura contabile, esaminando le funzioni svolte dall’”Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, richiede di “restituire slancio e credibilità all’azione istituzionale”.

Le parole della Varchi

“Il San Paolo Palace è una bella storia palermitana da raccontare in tutta Italia. Lo Stato ha vinto la sfida con la mafia anche in campo economico, confiscando un’azienda, rendendola pienamente competitiva e riuscendo a mantenere un livello occupazionale elevato per gli standard della nostra città. Per questo motivo mi sorprende che qualcuno possa considerare il San Paolo Palace solo come immobile da poter destinare a piacimento a qualsiasi funzione perchè non è così”. Lo dichiara il parlamentare nazionale di Fratelli d’Italia nonchè Vicesindaco con delega ai Beni confiscati di Palermo, Carolina Varchi, in merito alla richiesta avanzata nei giorni scorsi, da parte di Ersu, che vorrebbe chiederne l’assegnazione per destinarlo a residenza universitaria. “Il San Paolo Palace è un esempio, è la prova che lo Stato fa applicare le proprie leggi e produce economia sana, posti di lavoro veri ed è pertanto un’eccellenza frutto di valore e impegno dell’Agenzia nazionale beni confiscati, prosegue Varchi, questa best practice, anzi, deve indurre le Istituzioni a ripensare la gestione dei beni confiscati in modo da valorizzarne il potenziale economico, nel rispetto della legalità ed evitando ogni ipotesi di rischio infiltrazioni”.

La storia del San Paolo Palace

La struttura, che è anche l’hotel di massima capienza in città, è l’unico centro congressi rimasto nella vasta area della Sicilia nord occidentale. Sequestrato nel ’94 ad un prestanome dei Graviano e poi definitivamente confiscato nel 2000, è oggi un’azienda in piena attività, sotto la Direzione attenta e scrupolosa di Salvo Romano. Durante la pandemia è stato trasformato in covid hotel, facendo registrare 43.511 room night e riuscendo a servire 120mila pasti rispettando tutte le prescrizioni e le tutele per la salvaguardia del personale. Ha riaperto i battenti il primo maggio del 2022 raggiungendo subito i livelli ricettivi del 2019 e diventando punto di riferimento per turisti che arrivano da ogni continente. Grazie all’opera delle maestranze interne, senza ricorrere all’indebitamento, sta effettuando una ristrutturazione dei vari piani e delle camere, migliorando dunque l’offerta ricettiva.

Qualche numero: 14 piani fuori terra e 2 nel sottosuolo per il centro congressi. 280 camere, 560 posti letto, ristorante per 460 coperti a piano terra e ristorante panoramico all’ultimo piano per 250 coperti, ristorazione all’aperto sia nella zona della panoramica piscina, sia a piano terra. Centro congressi appena ristrutturato con tutte le sale attrezzate con i più moderni mezzi tecnologici per favorire lo svolgimento di ogni attività (prove concorsuali, convegni, assemblee da remoto, congressi, etc). Sono in programma interventi di efficientamento energetico che saranno realizzati grazie a due finanziamenti già approvati. Attualmente occupa circa 65 dipendenti regolarmente assunti, 20 circa extra fissi e si serve di una ditta in ausilio per la pulizia delle camere, impiegando altre 20 persone con una loro responsabile. Parliamo, quindi, di circa 100 stipendi che vengono erogati mensilmente ad altrettante famiglie.

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