Fischi e squilli di tromba per dare la sveglia al governo regionale. La sanità convenzionata fa le barricate e scende in piazza – sotto la sede della presidenza della Regione – per protestare per il budget che non c’è. Siamo a fine anno ed i privati – vera colonna vertebrale del sistema salute – non hanno ancora idea delle risorse su cui contare. E le tariffe erogate sono bloccate da quasi venti anni per un piano di rientro che sembra infinito. E c’è chi sospetta che la regione voglia tirare – sembra surreale ma è già successo – il classico bidone agli operatori del settore. Che vanno avanti con l’erogazione di servizi che poi non verranno pagati.
Mantia, “piano di rientro una mannaia senza fine”
Alla guida della manifestazione c’è Fabrizio Mantia, coordinatore della manifestazione. Per il medico, “la Sicilia sembra essere entrata in modalità crisalide sul piano di rientro, fermo da 19 anni come le tariffe che ci vengono riconosciute. Eppure quasi tutte le altre regioni hanno superato da tempo questo ostacolo”.
Una babele di decreti, “non sappiamo che servizi possiamo erogare”
Sullo sfondo anche una Babele di decreti e contro decreti che fino ad ora non hanno consentito agli uffici della regione di dare il via libera per il budget. Le strutture denunciano di continuare a erogare prestazioni che rischiano di non essere mai liquidate. E’ già successo in passato e c’è il rischio che accada di nuovo. “E’ una situazione intollerabile, non sappiamo quali prestazioni erogare e come. Ogni anni offriamo alla cittadinanza prestazioni tra i 35 e i 40 milioni di euro che non ci vengono riconosciute”, continua Mantia.
Sono oltre 1200 le strutture convenzionate in Sicilia e offrono una serie di servizi che il pubblico non riesce a smaltire. Si legga alla voce liste di attesa: Le 14 sigle sindacali sono compatte nel rivendicare i diritti negati e riuniscono centri di analisi cliniche, fisiokinesiterapia, cardiologia, studi dentistici e odontoiatrici.
Adesso la parola passa al governo. “Vogliamo risposte chiare dal governo regionale: dal piano di rientro che va avanti da 19 anni, alle tariffe ferme, fino alle liste d’attesa bloccate. Le aziende del settore, spiegano, non possono vivere nell’incertezza e temono che l’intero comparto venga messo in crisi, lasciando spazio alle grandi multinazionali” è l’analisi finale del responsabile della manifestazione.






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