“Mancano migliaia di operatori sanitari nelle piante organiche degli ospedali siciliani. Quali sono le soluzioni proposte dai candidati alla Regione?”.
È l’appello lanciato dal sindacato Nursind-Cgs Sicilia, che invita gli aspiranti presidenti della Regione a un confronto sui programmi e i punti per migliorare l’assistenza sanitaria nell’Isola e le condizioni di lavoro degli operatori. Il coordinamento regionale del Nursind lancia la proposta: cinque domande sulla sanità siciliana a cui rispondere e un serio dibattito “con chi, dei candidati presidenti, vorrà chiarire la propria posizione sulla sanità in Sicilia alla luce delle gravi criticità rimaste nella stragrande maggioranza delle strutture”.
“Basta numero chiuso”
Nel giorno in cui si svolgono i test d’ingresso a Medicina, l’Udu, l’Unione degli Universitari, protesta con un presidio in vari atenei italiani, per superare il numero chiuso e chiedere al contempo un piano di investimenti.
A Roma si sono dati appuntamento alla Sapienza, spiegano gli studenti in un comunicato, «per sottolineare l’illegittimità del
numero chiuso, la fallacia dello strumento del test d’accesso e proporre la nostra visione e il nostro modello di superamento
dei numeri programmati nazionali».
«Sono circa 65.300 a fronte di circa 16.000 posti le studentesse e studenti da tutta Italia impegnate anche quest’anno in quella che ormai rappresenta una vera e propria competizione. Nonostante le leggere modifiche apportate alla struttura dei test, il numero chiuso rimane: un evidente segnale di quanto gli investimenti in istruzione e università e ricerca siano soltanto promesse elettorali e frasi spot», protesta l’Udu: «il superamento del numero chiuso è necessario e possibile solo partendo da un piano di investimenti volto ad aumentare il personale docente, le aule ed i laboratori, garantendo una didattica di qualità».
Ritengono infatti irrealizzabile abolirlo «dall’oggi al domani senza proporre un modello da cui partire, né indicare una
programmazione di investimenti strutturali». Chiedono «l’introduzione di un modello transitorio, che abbia l’obiettivo di arrivare alla totale apertura dei corsi dell’area medica con delle tempistiche chiare e brevi e con finanziamenti congrui» e «l’ulteriore ampliamento delle borse di specializzazione medica per eliminare l’imbuto formativo che gli studenti si trovano alla fine del proprio percorso di studi».
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