Palermo

In Sicilia tremano 57mila lavoratori con lo sblocco dei licenziamenti, rischio catastrofe sociale

“Con la fine del blocco in Sicilia a rischio 57 mila posti di lavoro, una catastrofe sociale. Mentre mancano ancora politiche di sviluppo e la riforma degli ammortizzatori sociali”, lo dice Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia.

Sindacati contro Confindustria e governo

Secondo il rappresentante sindacale, la fine del blocco dei licenziamenti, sommata alla mancata riforma degli ammortizzatori sociali e all’assenza tutt’oggi di politiche per il lavoro determinerà in Sicilia una catastrofe sociale con il venire meno di 57 mila posti di lavoro. Mannino in una nota critica da un lato quella che definisce “l’irresponsabilità sociale della Confindustria”, dall’altro l’atteggiamento del governo “che avrebbe dovuto piuttosto tenere la barra dritta e accelerare sulle riforme e i provvedimenti oggi invece al palo”.

Situazione grave in Sicilia

Per Mannino, “la gravità della situazione in Sicilia e nel Mezzogiorno o non è percepita o è sottovalutata. Ci saremmo aspettati- sottolinea- un ordine inverso dei provvedimenti: prima la riforma degli ammortizzatori sociali, le politiche attive e la partenza degli investimenti, poi la fine del blocco dei licenziamenti. Questa, ogg,i determinerebbe nell’Isola un colpo di scure sul 3% del già esiguo numero di occupati”. Il segretario della Cgil rileva che “oggi ci troviamo in presenza di risorse teoriche come quelle del Recovery Fund, mentre si pensa a tagliare quelle reali dei fondi strutturali, ben 500 milioni, in un settore strategico per la Sicilia come l’agricoltura”. “E’ una situazione paradossale- conclude Mannino -, è incredibile che il dopo Covid parta da tagli e licenziamenti, anziché da investimenti e assunzioni. E’ difficile ipotizzare così una ripresa”.

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Appello al governo regionale della cisl

Il rischio è che molte aziende taglieranno subito sui costi del lavoro e la cisl per protesta domani sarà a Palermo in piazza con gli edili. Il sindacato prevede una ondata di licenziamenti  in una regione che ha già tassi di disoccupazione altissimi. E’ forte la preoccupazione del segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, dopo il rifiuto della proroga del blocco dei licenziamenti.  “C’è anche il rischio che vengano tagliate le spese sulla sicurezza. I lavoratori, scampati al Covid, non possono dovere scegliere tra morire di fame, perché licenziati, o andare a lavorare in condizioni di sfruttamento con turni massacranti e senza rispetto delle norme antinfortunistiche. Per questo continuiamo a chiedere al governo regionale di potenziare da subito gli organici degli ispettori del lavoro, oggi insufficienti. Senza controlli sarebbe vanificata qualsiasi normativa. Gli edili – conclude il leader della Uil Sicilia – saranno domani in piazza, a Palermo, anche contro l’annunciata liberalizzazione dei sub appalti. Occorre spendere risorse e realizzare le opere ma bisogna farlo garantendo trasparenza e sicurezza. Non si può dare il “liberi tutti” con sub appalti selvaggi che vanificherebbero il rispetto di contratti e nome”.

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