Una mazzetta da 2000 euro in contanti con biglietti da 50 nascosta in una bomboniera. L’ultimo scandalo che coinvolge l’Asp di Palermo è una storia di corruzione alla vecchia maniera e solleva ombre sull’attività di associazioni per l’assistenza ai malati terminali. L’arresto in flagranza del direttore del dipartimento Integrazione socio- sanitaria Francesco Cerrito e di Mario Lupo, il legale rappresentante di due onlus, la Samot che si occupa di malati oncologici terminali e la Adi24 specializzata in assistenza domiciliare, è la punta dell’iceberg di un’indagine cominciata circa un anno fa.
L’Adi24 ha sede nello studio del commercialista Lupo al civico 45 di via Liguria. Quest’ultimo presiede i consigli d’amministrazione di entrambe le società.
La tangente da duemila euro da quanto si apprende serviva ad accelerare i tempi di liquidazione delle prestazioni di una o di entrambe le onlus. Pagamenti che, solo per la Samot, nel 2024 hanno superato i 5 milioni di euro e che, se in ritardo, condizionano bilanci e capacità operativa delle società. Per gli inquirenti il pagamento della tangente garantiva di avere la propria pratica da firmare sempre in cima alla lista. E chi firmava i pagamenti è Cerrito. Venerdì a far scattare il blitz è la parola “bomboniera” captata durante una conversazione fra Cerrito e Lupo. I due si danno appuntamento all’ora di pranzo sotto l’ufficio di Cerrito al polo Asp di via La Loggia.
Gli investigatori della squadra mobile non credono nemmeno per un secondo che dentro quel pacchetto ci siano confetti. Si appostano e attendono l’arrivo della Mercedes di Lupo. Cerrito sale in auto, i due parlano qualche istante prima dello scambio. È il segnale. Il personale della mobile interviene. Tutto filmato, è la prova della corruzione. Nel frattempo, Cerrito è sceso dalla vettura. Tre agenti gli si avvicinano, altri tre bloccano Lupo che stava per andarsene. Il dirigente Asp ha ancora in mano la bomboniera.
I poliziotti se la fanno consegnare, la aprono e trovano duemila euro in contanti. Da quell’istante non ci sono più dubbi sul patto corruttivo. I due non si capacitano del blitz,erano certi di aver preso tutte le precauzioni. Cercano di capire come hanno fatto i poliziotti, guidati da Antonio Sfameni, a sorprenderli nel passaggio del denaro. Negli uffici della squadra mobile capiscono che non è una fortunata coincidenza.
La procura non solo sapeva della mazzetta, ma conosce molto altro. Da un anno vanno avanti le attività tecniche. Sull’indagine i sostituti procuratori Maurizio Bonaccorso e Giacomo Prandini, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, mantengono il più stretto riserbo.
Il sospetto è che i duemila euro non siano una tangente isolata. Soldi che sarebbero serviti ad accelerare le pratiche di rimborso alle onlus, ma non solo. È il sistema delle liquidazioni alle strutture private per l’assistenza ad essere nel mirino della procura. L’indagine riguarderebbe anche la congruità delle somme chieste dalle onlus come rimborso al sistema sanitario regionale. Irregolarità sul tipo di prestazioni inserite che non coinciderebbero con quelle effettivamente erogate.
Il cuore dell’indagine ruoterebbe proprio attorno al rapporto fra l’Asp e le strutture private accreditate al sistema sanitario regionale. Senza contare che i soldi dati da Lupo a Cerrito, oltre ad aver accelerato le pratiche di rimborso, potrebbero aver favorito l’accreditamento di una delle società presiedute dal commercialista. I due arrestati compariranno domani davanti al giudice per l’udienza di convalida. I difensori degli indagati Salvatore Gugino ( per Lupo) e Fabrizio Biondo (per Cerrito) attendono gli atti per mettere a punto le strategie difensive.






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