Non accenna a placarsi la bufera intorno all’intervista nella quale Riina Junior ha praticamente santificato il padre senza contraddittorio in un podcast locale indipendente.

Maria Falcone: “Grave tentare di riabilitare un criminale sanguinario”

“Mi pesa dover intervenire sulla intervista rilasciata da Giuseppe Salvatore Riina, criminale condannato a diversi anni di carcere per associazione mafiosa, ma sento il dovere morale di rispondere alle aspettative della società civile di fronte a dichiarazioni vergognose che cercano solo di dare una parvenza di dignità e umanità a una figura raccapricciante come quella di suo padre. Totò Riina è stato un capo mafioso spietato capace di ordinare stragi che hanno insanguinato l’Italia. È stato il simbolo più feroce della barbarie mafiosa e cercare di ricordarlo in altro modo, cercare di umanizzarne la figura o di attenuarne le responsabilità, significa insultare la memoria delle vittime e la coscienza civile dell’intero paese” dice Maria Falcone.

“Ringrazio con gratitudine la politica, le istituzioni e la società civile per l’immediata e corale reazione di sdegno. Non spetta certo a me ricordare che mio fratello Giovanni e Paolo Borsellino sapevano di essere condannati a morte da Cosa Nostra e di avere con la mafia una partita aperta che si sarebbe chiusa solo come si chiuse con le stragi di Capaci e via D’Amelio – aggiunge Maria Falcone – Giovanni Falcone ha combattuto la mafia fino all’ultimo istante della sua vita. È stato lui, da direttore generale degli affari penali al ministero della giustizia, a ideare la moderna normativa antimafia: la confisca dei beni, il ruolo dei collaboratori di giustizia, le direzioni distrettuali la direzione nazionale antimafia e la procura nazionale antimafia. È stato lui, insieme a Paolo Borsellino e al pool antimafia, a rendere possibile il maxiprocesso, la più grande vittoria dello Stato contro la mafia, e soprattutto a garantirne in cassazione la conferma definitiva, non a caso nel 1992. Cosa nostra sceglie sempre con grande attenzione i propri obiettivi e nessuna menzogna, nessun ignobile tentativo di riabilitare un criminale potranno mai cancellare ciò che è scolpito per sempre nella storia del nostro paese”.

Schifani “La Sicilia non permetterà che si minimizzi”

“Le dichiarazioni del figlio di Totò Riina sono gravissime e offensive non solo nei confronti della memoria di Giovanni Falcone e delle vittime della mafia, ma anche verso tutti i siciliani che ogni giorno lottano per affermare la legalità. Non accetto che si provi a riscrivere la storia con falsità indegne: Falcone è stato ucciso perché era il simbolo della lotta alla mafia, punto” dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

“La Sicilia – prosegue – non dimentica e non permetterà mai che si tenti di minimizzare la responsabilità di chi ha seminato morte e terrore nella nostra terra. La nostra comunità continuerà a trarre forza dall’esempio di Falcone, Borsellino e di tutti gli eroi caduti per la giustizia, respingendo con fermezza chi tenta di infangarne la memoria”.

Galvagno: “Un insulto intollerabile”

“Le recenti dichiarazioni del figlio di Totò Riina all’interno di un podcast, rappresentano un insulto intollerabile alla memoria di tutte le vittime della mafia e offendono tutti i siciliani onesti che credono nella giustizia e nel lavoro di quanti, anche a rischio della vita, agiscono ancora oggi per liberare questa terra da gente come Riina.

Chi prova a minimizzare o giustificare Cosa Nostra si pone fuori dal consesso civile, ma il sentimento di sdegno così diffuso che si registra in queste ore è la testimonianza evidente che la Sicilia vera, quella che ha scelto la legalità, respinge con forza queste vergognose provocazioni”  afferma il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno.

Varchi: “Solo vergogna”

“Solo una parola: vergogna. Non me ne vengono in mente altre”. Così il Segretario di Presidenza della Camera e capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Giustizia, Carolina Varchi commenta con fermezza la vicenda del podcast che ha dato spazio alle parole del figlio di Totò Riina.

“Dare voce a un delirante Riina è un atto irresponsabile e pericoloso. Quel podcast è fuorilegge e non può restare online: attiverò tutti i canali istituzionali per ottenerne la completa rimozione dal web. Trovo terrificante la scelta di dare spazio a un pregiudicato, figlio del più sanguinario boss di Cosa Nostra, mai pentito, mai dissociato, che oggi pretende di riscrivere la storia più buia della nostra terra raccontando un Totò Riina che non è mai esistito. Sembra una barzelletta, ma non fa ridere: offende la memoria delle vittime e umilia la dignità di chi ha lottato contro la mafia a costo della vita. Per questo, conclude Varchi, presenterò un esposto per valutare misure di allontanamento di questo soggetto da Corleone e dalla Sicilia. La nostra terra non merita simili oltraggi”.

Sdegno dal Presidente Corecom

Il Presidente del Corecom Sicilia Andrea Peria Giaconia, esprime sdegno per le dichiarazioni recentemente rese da Salvo Riina Jr. nel podcast Lo Sperone, richiamando l’attenzione sull’importanza di un’informazione responsabile.

“Parole che rischiano di banalizzare la memoria delle vittime di mafia – dice il Presidente Peria Giaconia – e di normalizzare il racconto criminale. I media, i podcast, le piattaforme digitali hanno il dovere di informare in modo affidabile, senza offrire spazio a messaggi che possano confondere o ferire la coscienza civile, offrendo invece rispetto, verità e memoria”.

Preoccupazione bipartisan

“Siamo di fronte ad un episodio serio e preoccupante, purtroppo ancora una volta i social vengono utilizzati come mezzo per distorcere la realtà. Dopo le parole di Salvatore Riina è più che mai necessario ribadire che la mafia è crimine e brutale sopraffazione, bisogna impedire ogni tentativo di riabilitare la figura di Totò Riina e di chi, come lui, è stato e rimane un boss mafioso”. Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo del Partito democratico all’Assemblea regionale siciliana.

Di Paola parla di Ponte sullo stretto

“Il caso del podcast con Salvatore Riina, è la gravissima testimonianza del danno che alcuni contenuti social continuano a fare nella nostra società. Consentire che si possa affidare un microfono ed una platea ad un soggetto che evidentemente non ha i titoli né professionali né a quanto pare umani e consentirgli in maniera leggera e incontrollata di fare cassa di risonanza e una vera e propria apologia del soggetto che più di tutti ha infangato la Sicilia, è un atto imperdonabile. Come era prevedibile, le parole del già condannato Riina Jr fanno schifo, così come schifo fa il tentativo di mitigare la sua condotta. Faccio appello affinché quante più persone possano ‘segnalare’ il video affinché Meta lo rimuova. Sono preoccupato per i giovani che hanno visto questo contenuto ed assimilato il messaggio che si possa essere orgogliosi di un boss. Proteggiamo i nostri ragazzi da questo schifo”. A dichiararlo è il coordinatore regionale del movimento cinque stelle e vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Nuccio Di Paola.

Cisl “Preoccupati per i nostri giovani”

“A nessuno deve essere concessa la possibilità di tentare di riscrivere e ancor peggio negare la storia dell’antimafia, grave e pericoloso concedere spazi a chi tenta di ‘mitizzare’ uno degli esponenti mafiosi più pericolosi della storia della mafia. Esprimiamo il nostro sdegno per quelle parole e ribadiamo che vogliamo soltanto sentire parlare delle gesta di chi si è battuto per liberare la nostra terra e affermare il principi di legalità”. Lo afferma la segretaria generale Cisl Palermo Trapani Federica Badami commentando l’intervista di Giuseppe Salvatore Riina a ‘Lo Sperone Podcast’. “Ciò che ci preoccupa di più è che questi contenuti sui social possano diventare esempi negativi per i nostri giovani in un momento in cui, sembra prender piede lo sconforto e il senso di isolamento che rischia di farli avvicinare agli ambienti malavitosi. Ci rifiutiamo di credere che qualcuno possa aver interesse ad ascoltare una storia mai esistita e ci auguriamo invece che, non solo nei mezzi di comunicazione, ma anche nelle scuole, università, si parli solo dei nostri eroi che hanno dato la vita per sconfiggere la mafia” conclude Badami.