Sequestrati i loro beni perché considerati “socialmente pericolosi”. Operazione dell’ufficio misure di prevenzione patrimoniali della divisione anticrimine della questura di Palermo che ha dato esecuzione al provvedimento del tribunale di Palermo. A finire nel mirino sono i beni di Paolo Di Maggio, 37 anni, Paolo Dragotto 61 anni, e Michele Spartico, 29 anni. Nei loro confronti è stato disposto il sequestro di una società a Palermo in via Brunelleschi, attiva nel settore della panificazione, due beni immobili, tre motocicli, due autovetture, otto conti correnti bancari e un libretto di risparmio, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro.

Il principio dell’indagine

La pericolosità sociale dei soggetti è stata delineata dalle attività di indagine svolte dalla squadra mobile di Palermo, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, nell’ambito dell’operazione denominata “Black Smith”, confluita nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari emessa dal Gip del tribunale di Palermo nel maggio del 2019. In quell’occasione fu disarticolata un’organizzazione criminale, attiva tra il 2016 e il 2019, finalizzata al traffico  di rilevanti quantitativi di sostanze stupefacenti. Hashish e cocaina, secondo l’accusa, venivano importati dalla Campania e poi distribuiti lungo l’asse Palermo-Trapani.

I profili degli indagati

In particolare, nell’ordinanza sono state delineate le posizioni apicali rivestite da Di Maggio e Dragotto nell’ambito dell’associazione criminale dagli stessi diretta e coordinata. Inoltre, è stato possibile delineare la figura di Spartico quale soggetto pienamente coinvolto nelle attività illecite dell’organizzazione, nonché di una persona fidata e incensurata a cui intestare attività commerciali frutto del reinvestimento dei capitali provento dell’attività illecita. Quest’ultimo si è distinto, infatti, sia per aver curato l’organizzazione di alcuni importanti incontri finalizzati all’acquisto delle sostanze stupefacenti con gli emissari campani, sia per essersi intestato formalmente la proprietà della ditta individuale oggetto di sequestro, di fatto gestita da Dragotto e Di Maggio.

La condanna

Per questi fatti è stata emessa nei loro confronti la sentenza di condanna in abbreviato del tribunale di Palermo lo scorso 8 marzo. Dragotto ha avuto 20 anni di reclusione; 18 anni invece per Di Maggio e 7 per Spartico. Traendo spunto da queste evidenze investigative, l’ufficio misure di prevenzione ha condotto indagini patrimoniali nei confronti dei tre e dei relativi nuclei familiari, accertando una sproporzione tra gli acquisti effettuati ed i redditi percepiti, a conferma dell’utilizzo di risorse finanziarie di natura illecita in attività formalmente lecite.

Articoli correlati