Nella relazione del presidente Macrì non ci sono passaggi su quanto avvenuto a Catania con l’arresto del giudice Filippo Impallomeni, presidente dell’ottava sezione della commissione tributaria provinciale di Catania, con altre quattro persone per corruzione in atti giudiziari. Ma nella relazione il riferimento all’esigenza di avere giudici che non hanno conflitti di competenza è chiarissimo.

“Come detto in occasione dell’inaugurazione dell’anno 2015, ricordo che nel recente passato si è verificato un mutamento dell’assetto della magistratura tributaria, realizzato surrettiziamente con la immissione in servizio di moltissimi giudici professionali, ma non già, come per il passato, in posizioni direttive, bensì appunto come semplici giudici. Ribadisco che, il fenomeno, seppure ha apportato nel nostro settore, un più ampio contributo di esperienze di giudici ordinari, amministrativi e contabili, ha comportato anche alcuni problemi, che forse solo con il tempo potranno trovare soluzione”.

E’ quanto ha detto il presidente della Commissione tributaria regionale della Sicilia, Giovanni Battista Macrì, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. “In primo luogo, infatti, si è ottenuto un depotenziamento dei giudici di estrazione professionale (che già in precedenza si era tentato di espellere), – aggiunge Macrì – i quali hanno sin qui fornito, pure con la disponibilità ad applicazioni e supplenze, un generoso ed essenziale contributo alla nostra attività; in secondo luogo si è creato un ampio ed inopportuno conflitto con le ordinarie attività istituzionali dei nuovi giudici (alcuni dei quali di formazione essenzialmente penalistica), che ha reso alquanto difficoltoso predisporre il calendario delle udienze e delle sostituzioni, specialmente quando si tratta di magistrati ordinari con funzioni direttive o di legittimità.

La sensibilità di alcuni magistrati, specie con funzioni penali, li ha indotti a rinunciare al nuovo incarico, rivelatosi assai più gravoso del previsto. Non posso che confermare, come ho già avuto modo di evidenziare in altra sede (nella mia diversa qualità di Presidente di una Corte di Appello), che il futuro della giurisdizione può essere, in via generale, la istituzione di tribunali specializzati; per materia, come è avvenuto, da tempo, con i Tar, come è avvenuto, più recentemente e timidamente, con i Tribunali delle Imprese, come sembra stia per avvenire con i Tribunali per la Famiglia. Ritengo possa costituire un esempio da seguire il modello dei Tribunali delle Imprese di diritto transalpino formati da giudici togati e da componenti laici di estrazione”.

In Sicilia aumentano le cause pendenti presse la Commissioni tributarie: in particolare, davanti alla giurisdizione di primo grado, le pendenze dei processi sono passate da 104.457 di fine 2014 a 129.893 di fine 2015. Sono incrementate in sede d’appello, con ben 32.319 dell’anno scorso rispetto ai 23.278 processi pendenti del 2014.

E’ quanto emerge dalla relazione del presidente della Commissione Tributaria Sicilia, Giovanni Battista Macrì, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario nella Scuole Scienze Giuridiche ed Economico Sociali ex facoltà di Giurisprudenza, a Palermo. In merito alle controversie, lieve flessione presso le Commissioni provinciali (i ricorsi sono passati da 29.228 a 27.463), aumento in quella regionale, dove si registra un numero di appelli pari a 9.154 rispetto agli 8.012 dell’anno precedente.

“In generale – commenta Macri – si è mantenuto costante il rapporto tra le controversie attinenti i tributi erariali e locali. Questi ultimi, tuttavia, sembrerebbero destinati ad aumentare visto che negli ultimi anni il settore dei tributi locali ha raggiunto estremi livelli di confusione, creando tra i contribuenti difficoltà sia nella determinazione del tributo, in ragione delle differenti aliquote stabilite da ciascun Comune, sia nell’individuazione dei termini di pagamento, anch’essi variabili a seconda della data di approvazione da parte di ciascun Consiglio comunale”.

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