La Polizia di Stato, ha eseguito nel corso della notte cinque ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di un gruppo di pregiudicati palermitani ritenuti responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine.

Il gruppo di rapinatori che aveva base a Ballarò era composto da Emanuele Rubino, 28 anni, Vittorio di Maio, 25 anni, Marco Fascella, 25 anni, Francesco Napoli, 23 anni e Paolo Amatuzzo, 33 anni. Un quinto rapinatore non è stato arrestato ed è tuttora ricercato.

Ad emettere le ordinanze è stato il gip Filippo Serio su richiesta del Pm Francesco Grassi. I cinque sono ritenuti i responsabili di diverse rapine ai danni di istituti di credito e ad automobilisti per strada.

L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra Mobile diretta da Rodolfo Ruperti ha ricostruito diversi episodi di rapine ai danni di banche e di altre, anche particolarmente violente, perpetrate per strada contro turisti e cittadini, verificatesi tra il novembre e il luglio 2013.

I poliziotti della sezione Antirapina hanno ricostruito diversi colpi  della banda. In una circostanza i rapinatori, simulando un incidente stradale, bloccavano per strada la vittima, la scaraventavano fuori dal veicolo e la picchiavano per impadronirsi dei suoi beni, autovettura compresa. In un altro caso una giovane turista veniva trascinata con violenza sul manto stradale, nel disperato tentativo di trattenere la propria borsa dalla furia dei malviventi sopraggiunti a bordo di un Honda Sh: gravi le lesioni riportate.

Il luogo di azione principale prescelto dai malviventi per riunirsi e poi compiere le rapine era il quartiere popolare di “Ballarò”, territorio nel quale potevano vantare una notevole influenza ed in cui esercitavano un pressante controllo del territorio.

Figura di vertice del gruppo e promotore dell’associazione criminale Emanuele Rubino, già coinvolto nella recente operazione “Maqueda” della Squadra Mobile palermitana e ritenuto responsabile del tentato omicidio di Yusupha Susso, giovane gambiano ferito, lo scorso 4 aprile, con un colpo d’arma da fuoco alla testa, “colpevole” di avere reagito all’ennesimo atto di gratuita sopraffazione.

Con l’operazione “Maqueda”, era stato sgominato un pericoloso gruppo criminale vicino alle famiglie mafiose di “Palermo Centro”, che controllava una porzione del quartiere di Ballarò attraverso estorsioni, rapine e violenze private, aggravate dalla modalità mafiosa, dalla discriminazione razziale e dall’uso delle armi.