Da un lato c’è l’assessore regionale all’economia Alessandro Baccei che in Commissione davanti alla Corte dei Conti tira le somme e sostiene che in un anno e mezzo si è fatto il lavoro di 25 anni, che al suo arrivo in cassa c’erano 100 milioni insufficienti per pagare i propri conti e oggi ce ne sono 1000 ed è tutto saldato.
Dall’altro lato della barricata ci sono i precari degli Enti Locali, 13mila quelli direttamente a carico della regione usati dai Comuni, oltre 20mila se si considerano anche gli altri bacini, che fra poco più di 20 giorni saranno a spasso dopo 25 anni (sempre quello è il metro) di lavoro precario che in molti casi è servito a tenere in piedi le amministrazioni comunali.
Sono le due facce della medaglia della situazione politica siciliana, le due facce che rischiano di diventare un solo tragico volto della Sicilia. La vittoria del No al referendum, fin qui, ha dato vita solo ad annunci senza seguito ma una cosa è cambiata: il clima.
Così al Senato per far presto sono stati accantonati tutti gli emendamenti aggiuntivi alla Legge di stabilità e fra questi c’era anche la stabilizzazione dei precari siciliani. Tutti a casa dal 1 gennaio perchè non c’è tempo per curarsi di loro. La priorità è dare una legge economico finanziaria al Paese per permettere a Renzi di presentare le promesse dimissioni e farsele respingere da Mattarella o forse, e sembra questa la scelta che sta maturando, farsi ridare il mandato per un governo di larghe intese.
Ed ecco che in giunta regionale, ieri sera, nel silenzio generale, Crocetta e Baccei, insieme, si ergono a salvatori della patria e inseriscono nella legge di stabilità regionale la norma salva precari. Tutti nella Resais a carico della Regione dal primo gennaio e poi si vedrà. I soldi la Regione li ha, sono quelli che trasferisce, di anno in anno, ai Comuni. in questo modo se ne farà carico direttamente scavalcando il problema della stabilizzazione imposto dalla legge d’Alia e dalle norme seguenti.
Perché la norma veda la luce bisognerà, però, approvare subito la legge di stabilità regionale e i tempi sono più che risicati: ventitrè giorni con le feste di mezzo e la legge ancora non ha lasciato palazzo d’Orleans, poi dovrà andare nelle commissioni di merito, all’analisi della bilancio e dunque all’aula.
Non è un caso, dunque, che Crocetta e Baccei questo passaggio lo facciano insieme. Ieri è saltata la riunione della resa dei conti. Il gruppo del Pd doveva incontrarsi alle 15 con Crocetta, Raciti e lo stesso Baccei ma il vertice è stato rinviato.
Si attende di capire cosa succederà nella direzione nazionale del Pd oggi ma intanto nel Pd siciliano nasce la frangia pro governatore e contro le alleanze federative ‘esterne’ strette dal Pd di marca renziana. L’attacco è a Sicilia Futura dell’ex Ministro Cardinale che viene definita “un’altra cosa rispetto al Pd”. Sono avvisaglie di resa dei conti attualmente solo sopite.
In questo clima Crocetta non può attuare il suo rimpasto senza rischiare il ‘linciaggio sociale’. E d’altronde lo ha smentito due volte anche se le voci sono forti, insistenti, continue anche se i nomi dei sostituti non ci sono e questo la dice lunga sull’aria che si respira.
Situazione fluida, dunque, con la possibilità che salti anche l’idea di elezioni anticipate
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