E’ stata la stessa Polizia Penitenziaria a fare pulizia al proprio interno. E’ questo il senso del messaggio dei sindacati di categoria dopo l’operazione che ha portato a sgominare una banda che trafficava droga e telefonini dentro il carcere del Pagliarelli con la complicità di alcuni agenti corrotti.
Stop al chiacchiericcio su di noi
“Le rappresentanze sindacali regionali del personale di Polizia Penitenziaria rilevano, in questi giorni, la diffusione di notizie di stampa gravemente lesive della professionalità, della dignità e del prestigio degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. È giunto il momento di dire basta al chiacchiericcio, anche giornalistico, che mette in discussione la competenza e la dedizione degli appartenenti al corpo”. Lo scrivono in una nota i segretari regionali Calogero Navarra Sappe, Gioacchino Veneziano Uilpa, Salvatore Turco Fns Cisl, Dario Quattrocchi Osapp, Francesco D’Antoni Uspp.
“Giova precisare che gli arresti eseguiti nei giorni scorsi sono il risultato dell’iniziativa investigativa autonoma condotta dalla Polizia Penitenziaria, che ha individuato e disarticolato un traffico di sostanze stupefacenti e l’introduzione illecita di telefoni cellulari all’interno dell’istituto, realizzati tramite il coinvolgimento di familiari, soggetti detenuti e, in alcuni casi, anche appartenenti al corpo di polizia penitenziaria – aggiungono i sindacalisti – L’operato del personale in servizio presso la struttura palermitana ha dimostrato come il corpo sia dotato delle competenze e delle risorse necessarie a contrastare efficacemente fenomeni criminali interni, garantendo il rispetto della legalità e l’integrità del sistema penitenziario”.
La professionalità della Penitenziaria
“È grazie all’importante patrimonio informativo acquisito sul campo che gli agenti della Polizia Penitenziaria, promotori dell’attività investigativa, hanno potuto richiedere e ottenere l’estensione delle indagini, con il supporto dell’Arma dei Carabinieri. Le attività svolte hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione criminale finalizzata all’introduzione in carcere di stupefacenti e dispositivi elettronici, operante tanto all’interno quanto all’esterno dell’istituto Pagliarelli “Antonio Lorusso” di Palermo, e che si avvaleva anche della complicità di alcuni pubblici ufficiali, i quali, tradendo il proprio ruolo, ricevevano in cambio indebiti vantaggi economici – aggiungono i sindacalisti.
Il prezioso lavoro della Polizia Penitenziaria non solo ha interrotto l’attività dell’organizzazione criminale, individuando soggetti infedeli che hanno disonorato l’uniforme che indossavano, ma ha anche consentito il sequestro di un’ingente quantità di sostanze stupefacenti, rinvenute anche all’esterno della struttura penitenziaria. La connivenza o la scarsa resistenza manifestata da qualche agente, che ha rinunciato ai propri doveri istituzionali, non può e non deve far maturare, nell’opinione pubblica, l’idea distorta di una diffusa mancanza di professionalità tra gli operatori del Corpo. Né tale deviazione deve offuscare l’impegno di coloro che, nella struttura penitenziaria palermitana, con serietà, sacrificio e senso del dovere, garantiscono ogni giorno il rispetto delle leggi e la tutela dello Stato, pur operando in condizioni spesso complesse e delicate.
In un momento tanto critico, è fondamentale che le Istituzioni tutte manifestino concretamente la loro vicinanza e il loro sostegno al Corpo di Polizia Penitenziaria, a tutela di quei tanti lavoratori onesti che, con spirito di abnegazione, contribuiscono al mantenimento della sicurezza penitenziaria e sociale del Paese.
Cronica carenza di personale
Va altresì denunciata la cronica carenza di personale che affligge il sistema penitenziario siciliano e che costringe gli operatori a sobbarcarsi carichi di lavoro insostenibili, con turni estenuanti e responsabilità crescenti. Tale situazione espone inevitabilmente il personale al rischio di commettere errori e di incorrere in procedimenti disciplinari spesso difficili da gestire e risolvere, aggravando ulteriormente il clima di tensione e precarietà che si vive quotidianamente negli istituti”.






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