Iniziano lunedì 25 gli interrogatori di garanzia per il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, gli imprenditori e i dipendenti comunali finiti nell’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Termini Imerese, sulla gestione dei rifuti, l’affidamento del palazzetto dello Sport e le pratiche di sanatoria.

Sono stati giorni lunghissimi da quando lo stesso sindaco in Consiglio Comunale ha dato la notizia dei provvedimenti emessi dal Gip del Tribunale di Termini Imerese Michele Guarnotta che imponevano obblighi di firma in caserma e divieti di dimora.

I legali degli indagati hanno passato giornate intere sulle carte dell’ordinanza per cercare di presentarsi al meglio per gli interrogatori di garanzia e cercare di contrastare le accuse mosse ai loro assistiti.

Si comincia domani al Tribunale di Termini Imerese. Nell’inchiesta che ha investito il Comune di Bagheria sono finiti in 23.

Tra questi oltre al sindaco Patrizio Cinque, l’assessore pro tempore ai lavori pubblici Fabio Atanasio e anche l’ex commissario della Città metropolitana di Palermo, Manlio Munafò.

Indagati anche gli imprenditori Raimondo Giammanco e Michele Raspanti, l’ispettore capo della Polizia Municipale Domenico Chiappone, l’impiegato e presidente pro tempore della società “AquilaNuova” Salvatore Rappa.

Indagato anche il Responsabile apicale della Direzione VII del Comune Onofrio Lisuzzo e gli impiegati Romolo Maggio (responsabile di servizio presso il Comune), Maria Tiziana Marino, Angela Battaglia, Maria Luisa Aiello, Antonia Di Leonardo (responsabile apicale direzione VII del Comune), Giuseppina Pia Di Martino (responsabile di servizio), Salvatore Asaro, Marco Gelsomino, Antonio Aiello, Angelo Antinoro, Angela Rizzo (responsabile del servizio gare e appalti Direzione VII), Francesca Paola Abbate, Giovanni Sorci (responsabile di servizio), Giuseppina Buttitta, Caterina Finocchiaro.

Le accuse mosse all’amministrazione rigaurdano l’affidamento del servizi di raccolta dei rifiuti. Le “irregolarità/illegittimità del procedimento – si legge nell’ordinanza – tuttavia non paiono sfociare nel delitto” di turbativa d’asta. Insomma, il reato non sarebbe stato consumato perchè non fu espletata una gara, ma si scelse l’affidamento diretto.

L’inchiesta della Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, consegna il quadro di un’azione amministrativa zeppa di irregolarità.

Si tratta di ipotesi non contestate a Cinque, ma che sarebbero avvenute nello stesso Palazzo comunale guidato dal sindaco Cinquestelle. Gare mai espletate, verbali finti e redatti a tavolino, offerte strappate nonostante fossero le più vantaggiose nelle procedure per il noleggio degli autocompattatori della nettezza urbana.

Alla fine sarebbero state favorite alcune imprese a dispetto di altre e facendo spendere più soldi ai contribuenti bagheresi. Un reato contestato ad Onofrio Lisuzzo, dirigente del servizio e presidente della gara, e Romolo Maggio, responsabile unico del procedimento.

L’inchiesta trae spunto dalla denuncia della dirigente del Comune Laura Picciurro su un affidamento diretto, nel 2015, da parte dell’amministrazione comunale, alla ditta Tech del servizio di raccolta e trasferimento dei rifiuti in discarica e negli impianti di recupero per un importo di 3 milioni di euro.

La dirigente denunciò irregolarità nell’assegnazione del servizio con la procedura della somma urgenza alla società subentrata al Coinres. Il caso venne discusso anche dalla commissione regionale Antimafia che sentì sia Cinque che la dirigente.

Il sindaco sarebbe indagato per turbativa d’asta e abuso d’ufficio insieme a una ventina di dirigenti e funzionari comunali.

Nell’inchiesta è finita anche la vicenda, già nota alle cronache, della casa abusiva del suocero della sorella di Cinque.

Il sindaco risponde in questo caso di violazione del segreto d’ufficio in concorso con l’ispettore della polizia municipale Domenico Chiappone. Quest’ultimo gli avrebbe rivelato l’esistenza di un’inchiesta della Procura di Termini sull’immobile abusivo.

E infine la vicenda dell’affidamento del palazzetto dello Sport alla società sportiva AquilaNuova. Un affidamento diretto che sarebbe stato concordato con l’ex commissario della Città metropolitana di Palermo, Manlio Munafò.