Sinnavissi o il trionfo dell’accidia. Un’attitudine ad adagiare la propria esistenza dentro un periodo ipotetico che transita dalla possibilità all’impossibilità, senza correre il rischio di doversi assumere una responsabilità, senza saper dire né no, né sì.

Sinnavissi è come il vessillo di un’epoca abitata da un popolo pigro, indolente e rassegnato ma mai vinto. Perché per poter perdere bisogna almeno aver provato a combattere e per combattere bisogna esserci, partecipare, sperare, crederci, faticare, rischiare e insistere. Ma tutte queste cose insieme non si possono fare, e farne una sola o solo qualcuna non vale la pena.

Il tempo per fare le cose è un tempo così ampio, ma così ampio che, alla fine, si esaurisce in un niente, e quindi preferiamo non fare niente. Ma ci riempiamo la bocca di tutto. Sinnavissi è il trionfo del nulla che circonda la nostra vita senza avere più la voglia di vestirlo a festa. Lì. Spiaccicato davanti a noi, sopra un letto, ci guarda, ci osserva, e ride della nostra pochezza.