Roberto Castiglione nasce in un modesto quartiere di Palermo, negli anni cult della musica pop, e cresce in altri ma l’amore per la musica Hip Hop se l’è portata dietro, fino a quando un giorno ha deciso che di questa musica voleva vivere. E l’ha fatto trasformandosi in SLIKE.

Roberto e Slike sono due anime nello stesso corpo, due anime che hanno molto in comune seppur nulla. Il primo è introverso, tranquillo, riservato. Mentre il secondo è diretto, competitivo e “senza peli sulla lingua”.

Il primo video, con riprese e montaggio di Marco Fato (famoso videomaker nato nel trapanese e conosciuto a livello siciliano), è ROBOT con un testo ricco di metafore. Perché Slike nelle metafore ci sguazza! A pochi giorni dall’uscita, ha già raggiunto 4,5k visulizzazioni.

“Un numero che non mi aspettavo” dice l’artista “ed è davvero una grande soddisfazione”.

A quanti anni hai iniziato a scrivere?
“Ho iniziato alle scuole medie ma buttavo giù solo qualche riga, niente di serio. Nei miei testi ho sempre seguito il flow seppur mi ritengo un perfezionista. Il cambiamento è iniziato quando ho scoperto Bassi Maestro che mi ha ispirato tantissimo e mi ha fatto capire che la musica Hip Hop era la mia strada, così ho iniziato a sognare. “E non mi voglio ancora svegliare” continua citando una strofa del suo Robot.

Seppur mi abbia dato l’input per parlare del suo brano, ho voluto chiedergli chi avesse scelto Monte
Pellegrino per le riprese:
“Sono stato io – afferma prontamente. Penso che, oltre a dare una vista spettacolare della mia città, è un posto molto suggestivo. La natura che ne riempie le pareti rocciose, dalle pale di fico d’India ai grandi alberi, mi regalano  sensazioni di pace ed armonia. Un’armonia che non trovo spesso con me stesso.”

E’ per questo che esordisci subito con la rima “mare mosso/mi hanno scosso“?
“Ho trascorso molti anni a chiedermi cosa ci fosse dopo la morte. Durante l’adolescenza, in poco tempo, ho perso mia nonna e alcuni cari amici (pochi morti per malattia). Ho perfino desiderato morire pur di saperlo… Non ho mai avuto istinti suicidi, sia chiaro – sottolinea Roberto – ma era una domanda che mi tormentava. Sono grato a tutte le persone che mi sono state vicine in quel brutto periodo e che mi hanno fatto comprendere che in questa vita siamo solo di passaggio “allora forse è il caso di dargli un assaggio” – continua con una frase di Robot. – Ma ancor di più sono grato alla musica perché mi ha salvato la vita.”

Nel brano dici “vedo veri vermi vestiti a veglione per velare veleni interni” a chi ti riferisci?
Quale sono questi veleni?
“Mi riferisco alla società in generale, una società ormai esibizionista, falsa, venale che crede in ideali futili. Anch’io ho i miei ideali che ritengo utopici ma sono degli ideali che si avvicinano all’umanità, all’amore. Sono un uomo che pur di aiutare il prossimo, di fare del bene, si farebbe in quattro. In questo mondo si è rotto qualche ingranaggio e lo capisco perché attorno vedo solo del marcio – afferma il rapper menzionando ancora un’altra sua strofa. La società di oggi gira intorno allo sperpero, alla materialità mettendo da parte i veri valori della vita, del mondo. Non c’è più rispetto per le persone, non c’è più rispetto della natura, della terra, dell’universo e in molti non comprendono che noi ne facciamo parte. Noi siamo fatti di particelle che daranno vita a qualcosa. Mi piace pensare che un giorno, quando sarò cenere, dalle mie particelle potrà nascere un fiore, una pianta, una montagna.”

Alla fine del brano però ti rendi conto che non sei tu il Robot. Cosa ti ha fatto cambiare idea?
“Ho fatto un lavoro su me stesso, un lavoro di introspezione. Ho iniziato a meditare, ad ascoltarmi, a fermare i pensieri. Pensavo di essere io il robot, nonostante un cuore pulsante, ma ho capito che sono gli altri ad esserlo”
Ognuno di noi possiede un alter ego.
Roberto è la parte umana, razionale, logica.
Slike è il suo supereroe, dotato di poteri eccezionali che attraverso la musica cerca di salvare il pianeta.