“Giovanni Savalle ha ottenuto il finanziamento da Banca Etruria di un milione e mezzo di euro attraverso Alberto Rigotti che, per questa vicenda, verrà incriminato per bancarotta dalla procura di Arezzo. Rigotti – hanno spiegato gli investigatori della Finanza che hanno effettuato il sequestro – avrebbe indotto il cda e il collegio sindacale a concedere il prestito nonostante lo stato di decozione della società. Savalle portò in Banca due scatole vuote e ottenne lo stesso il mutuo”.

“Quello che emerge dalle indagini, condotte dalla Procura di Arezzo, – ha aggiunto Danilo Persano, colonnello del Gico della Guardia di Finanza – è che Rigotti e Savalle avevano un rapporto privilegiato tale da far ottenere un finanziamento che nessuno altro avrebbe ottenuto”.

“Giovanni Savalle risponde all’identikit dell’imprenditore che per anni ha sfruttato le conoscenze con esponenti mafiosi di rilievo (tra cui Filippo Guttadauro). Questi rapporti hanno consentito di qualificarne la pericolosità sociale e l’ipotesi che i beni sequestrati siano frutto di attività delittuose dell’organizzazione criminale”.

Lo ha detto il colonnello Fabio Bottino, comandante del primo reparto del Ros, illustrando alcuni dettagli dell’operazione congiunta con la Guardia di Finanza nei confronti dell’imprenditore trapanese.

Tra i vari elementi che hanno contribuito all’indagine anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. “In particolare quelle di Marcello Fondacaro, calabrese, collaboratore di giustizia e prima affiliato alla ndrangheta in quota alla potente famiglia dei Piromalli”, ha spiegato Bottino.

“Si tratta di una importante operazione condotta assieme al Ros dei carabinieri che porta oggi al sequestro di un ingentissimo patrimonio che fa capo a un imprenditore che è indiziato di appartenere a cosa nostra oltre che a manifestare degli indici di pericolosità dovuti a una serie innumerevole di reati di bancarotta, di frode fiscale e di frode ai bilanci pubblici sotto forma di illecita percezione di contribuzione da parte dello Stato e dell’Ue”.

Lo ha detto il colonnello Francesco Mazzotta, Comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza del comando provinciale di Palermo, a margine della conferenza stampa sul sequestro di beni al cassiere di Matteo Messina Denaro, l’imprenditore Giovanni Savalle, esperto fiscale-tributario ed imprenditore operante nel settore alberghiero ed immobiliare.

“Savalle già attorno attorno al 2000 ha chiesto con alcune società un prestito alla Bnl per 16 milioni di euro – ha detto Danilo Persano, tenente colonnello del Nucleo economico-finanziario della guardia di finanza di Palermo – Soldi che non sono stati restituiti all’istituto bancario così come quelli chiesti e ottenuti da Banca Etruria”.

Secondo gli investigatori “Savalle ha commesso numerosi reati di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, truffa ai danni dell’UE, distraendo risorse economiche alle attività che gestiva. Sicuramente i soldi che ha investito sono del tutto sproporzionati rispetto alle sue fonti lecite di reddito”.

Due giorni prima che Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro, sposato con Rosalia Messina Denaro, fosse arrestato dai carabinieri, Giovanni Savalle ha invitato a cena la figlia Maria al “Kempisky Hotel Giardino di Costanza & C s.p.a. Resort”. Dopo l’arresto il 17 luglio del 2006 Savalle “ha assunto in una società la figlia di Filippo, Maria Guttadauro – spiegano gli investigatori nel corso della conferenza stampa – Sola dipendente della società.

Al genero Girolamo Bellomo garantì delle commesse. A figlia fu assunta dal 7 febbraio 2007 al 5 giugno 2008 al “Consorzio Turistico per lo Sviluppo della Sicilia Xenios” con sede in Mazara del Vallo via Castiglione 15 esercente l’attività di “altre attività di servizi n.c.a.”. attivo dal 22.2.2000. Giovanni Savalle è stato legale rappresentante del consorzio poi è stato sostituito nella carica dalla cognata Valeria Norrito.

Il reddito imponibile della dipendente Maria Guttadauro è 15.650 euro nel 2007 ed  8.793.00 nell’anno 2008”. “Savalle invece negli anni – aggiungono i finanzieri – ha dichiarato redditi dai meno di mille euro ai 150 mila euro l’anno. Redditi lontani dalle reali entrate in questi anni del commercialista”.