Un nuovo disegno di legge unisce l’Italia contro i femminicidi: chi uccide non potrà più disporre delle spoglie mortali della vittima. Una norma di civiltà che tutela la giustizia e le famiglie.
L’Aula del Senato ha approvato ieri, all’unanimità, il disegno di legge, proposto dalla senatrice della Lega Giulia Bongiorno, che introduce modifiche radicali al codice penale e al regolamento di polizia mortuaria.
Il provvedimento, ora al vaglio della Camera, impedisce a chi è accusato o condannato per gravi reati contro la persona – come omicidio doloso o maltrattamenti letali – di disporre delle spoglie mortali della vittima. Una norma che non solo rafforza gli strumenti investigativi, ma offre anche un segnale di civiltà, evitando ulteriori sofferenze ai familiari delle vittime. “È un atto di giustizia e umanità”, ha dichiarato la ministra Eugenia Roccella. Ma cosa prevede esattamente questa legge?
Le nuove regole sulle spoglie mortali: chi non potrà decidere
Chi commette delitti come maltrattamenti in famiglia con esito mortale, omicidio doloso, infanticidio, omicidio preterintenzionale, istigazione al suicidio o abbandono di minori o incapaci con conseguenze letali non avrà più voce in capitolo sulla gestione del corpo della vittima. Il testo stabilisce la decadenza definitiva dall’esercizio di ogni diritto e facoltà – come la scelta tra tumulazione, inumazione o cremazione – per il coniuge, il convivente, il partner di un’unione civile o il parente prossimo, una volta condannati o in caso di patteggiamento. Ma non solo: durante il processo, questi soggetti sono preclusi da qualsiasi decisione sulle spoglie, e la cremazione è vietata fino alla sentenza definitiva di condanna o proscioglimento. Una misura che risponde a un’esigenza concreta: proteggere le prove e garantire verità.
Una norma contro l’inquinamento delle prove
“Credo che sia importante evitare la cremazione perché grazie a nuove tecnologie si possono ottenere risultati a distanza di molto tempo dal femminicidio”, ha sottolineato Giulia Bongiorno, prima firmataria del ddl, in Aula.
La cremazione, infatti, può cancellare tracce biologiche cruciali – come DNA o segni di violenza – che le moderne tecniche forensi potrebbero analizzare anche anni dopo il delitto. Pensiamo al caso di Garlasco, dove il riesame del DNA sotto le unghie di Chiara Poggi ha riaperto un’indagine dopo 18 anni. Con questa legge, si vuole scongiurare il rischio che un indagato, disponendo del corpo della vittima, comprometta l’accertamento della verità. “È un importante strumento contro l’inquinamento delle prove”, ha aggiunto Bongiorno, evidenziando come il provvedimento nasca da lacune emerse in casi reali.
Un atto di civiltà per le famiglie e gli orfani
Oltre alla valenza investigativa, il ddl ha un forte impatto emotivo e simbolico. “È una norma di civiltà che impedisce un’ulteriore sofferenza per chi rimane e in particolare per gli eventuali figli”, ha dichiarato la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. Immaginiamo una madre uccisa dal compagno: senza questa legge, l’assassino potrebbe decidere della sua sepoltura, infliggendo un’ulteriore ferita ai figli o ai genitori della vittima. “Per gli orfani è una seconda ferita”, ha aggiunto Roccella, definendo il provvedimento “un’ulteriore dimostrazione di quanto la tutela delle persone sia un obiettivo prioritario di questa legislatura”. Il testo si inserisce in un più ampio impegno contro la violenza di genere, pochi giorni dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri di una nuova fattispecie penale per il femminicidio.
La lotta al femminicidio: un mosaico di interventi
Il ddl Bongiorno non è un caso isolato. “Questo provvedimento affronta un aspetto concreto legato ai femminicidi, ossia i diritti sulle spoglie mortali delle vittime”, ha spiegato la senatrice di Forza Italia Daniela Ternullo, intervenendo in Aula. “Il testo arriva a ridosso di un Consiglio dei Ministri che ha approvato il disegno di legge che introduce nel nostro ordinamento il delitto di femminicidio, con una nuova fattispecie penale”. Ternullo, che ha presentato proposte per sostenere economicamente le donne vittime di violenza, vede nella norma un tassello di una strategia più ampia. “Tassello dopo tassello, si arricchisce una normativa che mette nelle mani della giustizia ulteriori strumenti per accertare e sanzionare i responsabili”, ha concluso, sottolineando l’attenzione bipartisan del Parlamento su questi temi.
Cosa succede ora? Il passaggio alla Camera
Con l’approvazione al Senato, il ddl passa ora alla Camera dei Deputati, dove si prevede un iter rapido vista la condivisione trasversale. Una volta diventato legge, il provvedimento modificherà il codice penale e il DPR 285/1990 sul regolamento di polizia mortuaria, introducendo un sistema più rigoroso per la gestione delle spoglie nei casi di reati gravi.
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