Incarichi e consulenze assegnate dall’Assemblea regionale siciliana sono spesso generici e immotivati. Lo sostiene il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia, Vincenzo Lo Presti, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. A causa dell’emergenza pandemica la seduta non si è svolta nelle forme pubbliche ordinarie. I giudici hanno comunque tenuto una conferenza stampa.
Tra danno erariale e danni di immagine la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia ha emesso nell’anno passato 88 condanne per 9 milioni e 185 mila euro. Lo Presti ha fatto il punto sull’attività della sezione richiamando le sentenze più significative tra le quali quelle che hanno censurato alcuni casi di assegnazione nell’ambito dell’Assemblea regionale di incarichi e di consulenze ritenute ingiustificate. In alcuni casi “l’oggetto dell’incarico e i contenuti delle relazioni” sarebbero “assolutamente generici”. In altri casi si tratta di “consulenze che si risolvono in una generica supervisione di atti già adottati dagli uffici interni del Consiglio regionale”. “I pareri – scrive il presidente Lo Presti citando ii principi affermati nelle sentenze – possono essere forniti dagli uffici amministrativi interni del Consiglio regionale, specialmente quando si tratta di questioni prive di particolare complessità e per le quali sussistano adeguate professionalità all’interno dell’apparato amministrativo a supporto del Consiglio regionale”.
La disponibilità degli ingenti flussi finanziari attivati con il Recovery fund suscita in Sicilia tanti “appetiti”. Il quadro degli interessi criminali pronti a intercettare “risorse senza precedenti” è stato tracciato dal procuratore regionale della Corte dei Conti, Gianluca Albo, nella conferenza stampa per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. “E’ possibile prevedere – ha detto – che nei prossimi dieci anni si attiveranno complessi procedimenti di spesa lungo percorsi amministrativi nei quali si anniderà il rischio di sprechi e appropriazioni. Già si colgono i segnali di una aggregazione di interessi perfino superiori a quelli di rango criminale.
L’obiettivo sono proprio i fondi ingentissimi destinati ai ristori e alla ripresa”. La Procura regionale della Corte dei Conti è consapevole delle difficoltà di intervento (“spunteranno tante teste di legno”) e della limitazione delle risorse a disposizione. Albo ha denunciato tra l’altro la carenza di organico del suo ufficio che è del 42 per cento, “la più alta d’Italia”, e dell’enorme carico di lavoro che grava sui sette magistrati contabili in servizio: ognuno deve controllare ben 338 amministrazioni. Tanto per avere un’idea delle limitazioni, Albo ha citato il dato di 7500 denunce presentate nel 2020 alle quali corrispondono solo 500 istruttorie aperte. In vista dell’arrivo dei fondi mobilitati, la Procura regionale eserciterà non solo un’attività repressiva ma soprattutto preventiva tenendo presente che la Sicilia “ha uno dei tassi più alti di distrazione di risorse pubbliche”. La sanità è il settore nel quale si riscontrano le criticità più significative e non soltanto sotto il profilo erariale ma anche sotto quello dell’efficienza dei servizi messa a volte in discussione per la diffusa inutilizzazione di apparecchiature di alta specializzazione. Ci sono anche casi di sospetta dilatazione delle spese. Si spende troppo, ha puntualizzato Albo, per la sanificazione degli ambienti. La Procura regionale ha promosso vari filoni di indagine in raccordo con la magistratura ordinaria. Ma l’attenzione maggiore è rivolta ora ai nuovi flussi finanziari e alla collaborazione, che il procuratore ha definito “a volte recalcitrante e a volte omertosa”, di alcune pubbliche amministrazioni. In certi casi la Procura ha dovuto presentare denunce penali perché non riesce a ottenere le informazioni che chiede.
La Regione siciliana non ha ancora presentato il rendiconto generale del 2019. La mancanza del documento finanziario peserà sulla formulazione del bilancio di previsione perché non potranno essere utilizzati elementi certi. Il caso è segnalato in un passaggio della relazione svolta, all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, dalla presidente facente funzioni della sezione di controllo Anna Luisa Carra. La sezione ha dichiarato “non regolari” alcune partite di spesa e di entrata e residui attivi per 319 milioni e 492 mila euro, gran parte dei quali riguarderebbe la formazione. La sezione di controllo ha quindi dichiarato l’inattendibilità dei residui attivi campionati per circa 2 miliardi e 519 milioni. Quando le sezioni unite della Corte hanno avviato un contraddittorio tra la Regione e il pubblico ministero, la giunta regionale ha deciso di ritirare il rendiconto che non ha ancora riproposto. “Si è così creata una situazione anomala”, ha detto la presidente Carra che ha sottolineato anche il ritardo della informatizzazione della Regione. “Ci sono difficoltà a gestire quei processi – ha aggiunto – e perciò si naviga tra una gran mole di documenti cartacei”.
Il ritardo nel deposito delle sentenze procura un danno al ricorrente e produce un grave disservizio. E’ il principio fissato dalla sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia che ha condannato un consigliere del Consiglio di giustizia amministrativa, in Sicilia organo di appello del Tar. Il consigliere dovrà pagare 315.364 euro: il 70 per cento della retribuzione percepita nel periodo contestato. Il caso viene segnalato nella relazione per l’apertura dell’anno giudiziario del procuratore regionale Gianluca Albo. Il nome del giudice condannato non viene indicato ma viene descritta la sua colpa: quella di un “pluriennale, grave e sistematico ritardo nel deposito delle sentenze”. La decisione, osserva Albo, prende in considerazione la “ripercussione delle singole fasi processuali sulla qualità e sul peso del disservizio”.
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