Un altro 23 maggio è passato. Ed è stato un 23 maggio importante, quello dei 30 anni da quel 1992 drammatico.

La memoria molesta

Ma se è vero che la memoria va mantenuta, insegnata ai più giovani. E’ anche vero che oggi queste manifestazioni si sono ormai trasformate solo su una sorta di festa dell’ipocrisia, un rito che si ripete per anni uguale, questa volta diverso modificato non solo dal trentesimo anniversario ma anche da due anni di pandemia.

Una memoria molesta di manifestazioni che si devono fare ma che nessuno segue più. la partecipazione è, ormai, indotta. Scolaresche in gita, attivisti, istituzioni o para tali che devono esserci perché l’assenza si nota più della presenza, passerelle di ministri e sottosegretari, corpi politici dello Stato, candidati.

Il dato del disinteresse

Il dato del disinteresse lo si deduce dagli ascolti della diretta tv che sono risibili al Sud perfino minori che al Nord. perché a Palermo ormai i palermitani lo sanno che è solo una “pupiata”, una sceneggiata e che la legalità è altro.

Il dato del disinteresse lo si evince dal numero di lettori che si soffermano su foto, video e articoli della giornata. I pezzi più letti fra quelli che parlano della giornata sono di gran lunga quelli sui divieti, sul traffico, sul come districarsi ed evitare il caos cittadino. Non c’è relazione alcuna fra lo sforzo informativo immane di questa giornata e l’interesse dei lettori

La ricerca della polemica

Ma siccome di questo e solo di questo si deve parlare in questa giornata allora si cerca la polemica, lo scontro, l’evento sensazionale che possa giustificare il tutto. e i protagonisti lo sanno e la cercano la polemica, la creano, la usano

Il trentennale delle falsità

Tocca a Roberto Scarpinato lanciare l’affondo “E’ un trentennale triste basato sulla rimozione, sulla restaurazione e sulla normalizzazione. La Falconeide ufficiale sedativa si basa su storie false. E’ falso dire che la mafia è sconfitta. La camorra, la mafia pugliese continuano a sparare e ad uccidere; mafia e ‘ndrangheta non hanno bisogno di uccidere perché hanno tutte le porte aperte. Il racconto ufficiale serve a consentire il disarmo da parte dello Stato di leggi importanti nella lotta alla mafia come l’ergastolo ostativo e il 41bis” dice l’ex procuratore generale  nel corso di un convegno organizzato al teatro Golden di Palermo dalla rivista Antimafia 2000 dal titolo “Uccisi, traditi, dimenticati”.

“Dobbiamo prendere le distanze dalla retorica ufficiale. Da quando sono in pensione – ha aggiunto l’ex magistrato – ho riacquistato più libertà. Mi sento meno solo in questo teatro con voi che nelle manifestazioni pubbliche”.

La polemica politica

Così ci sono magistrati come politici e candidati che si ritengono autorizzati a superare i dettami della Costituzione, a scrivere la propria costituzione etica, morale e dettarla al mondo. Ma il vero problema non è neanche questo. E’ quello di una memoria che memoria non è più ma semplice sfruttamento

Ripartiamo

Ripartiamo allora dalle scuole. ma facciamolo davvero. Stop alle commemorazioni passerelle, alle feste di piazza che invece di ricordare dissipano la memoria e la trasformano in una sceneggiata.

Introduciamo, invece, nelle scuole, la storia dei nostri eroi. Raccontiamo ai nostri ragazzi la storia degli eroi antimafia ma diciamo loro la verità. Tutta la verità che conosciamo. Saranno loro a portare i principi giusti nella società di oggi e di domani senza passerelle Facciamo memoria ogni giorno con i gesti sarebbe il passaggio successivo. Ma anche questa è retorica dell’opportunità. Affidiamoci ai giovani e non solo uno o due giorni all’anno.

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