Come ogni 22 giugno, si è tenuta a Partinico, in Corso dei Mille all’altezza del civico 321, la manifestazione popolare in ricordo della strage alla sede del partito comunista, avvenuta il 22 giugno 1947 dove persero la vita 2 persone, con altrettanti feriti gravi, ad opera della banda di Salvatore Giuliano. Una lotta per non dimenticare, con uno sguardo anche al presente
Quella notte di giugno 1947
Il 22 giugno, tra le 22:15 e le 22:30, la banda di Giuliano spuntò in sella ai loro mezzi dall’odierna Via Pozzo del Grillo, facendo fuoco con bombe di fabbrica americana, raffiche di mitra e bottiglie incendiarie contro le persone appostate appena fuori, sull’uscio e sul marciapiede, davanti alla sede del partito. Questo gesto barbaro e fascista mieté 2 vittime: Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono, con Leonardo Addamo e Salvatore Patti che riportarono gravi ferite. Questo fu sono la prima, e la più dolorosa a causa delle due morti, delle operazioni di quella notte della banda Giuliano, che poi puntò altre sedi del partito comunista, del partito socialista e di altre camere del lavoro. Delle azioni per le quali nessuno ha realmente pagato. Come specificato poi dal tribunale di Viterbo, questa è solo uno dei movimenti riconducibili alla diretta prosecuzione della strage di Portella della Ginestra.
Il ricordo di quel giorno
Una quarantina di persone, mosse dalla commozione e dalla voglia di ricordare una delle pagine più nere del paese, si sono date appuntamento davanti all’allora sede, situata proprio al civico 321. Diverse le persone intervenute, tra cui anche gli ultimi testimoni di quella sera di terrore: Nino Lo Bianco, figlio dell’allora segretario della camera del lavoro, e Antonina Addamo, figlia di Leonardo Addamo, che rimase poi claudicante per tutta la vita a causa delle ferite riportate. Tra i presenti anche i familiari di Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono, le due vittime dell’eccidio
Durante il loro intervento si è riscontrata una forte condivisione empatica con tutti gli altri presenti, toccati dal racconto narrato da chi lo ha vissuto in prima persona. Si è specificato come non è stato un episodio separato, un tassello di quella che fu la strategia di tensione di quel tempo, e di come la democrazia sia un bene conquistato non senza morti e che debba essere preservata, facendo leva sullo spirito critico per analizzare ciò che ci sta attorno, per evitare gli errori del passato.
Le parole di sindacati e istituzioni
Diverse anche le persone appartenenti a sindacati ed istituzioni presenti e che sono intervenute, tra cui Tanino La Corte, segretario della Cgil di Partinico, Totò Bono per la Cgil provinciale, il sindaco Pietro Rao ed Erasmo Briganò, presidente del consiglio comunale. Il punti di partenza di tutti è stata una premessa di tipo storico, specificando che la strage è avvenuta perché queste persone lottavano per i diritti dei lavoratori e per la conquista delle terre, e di come ciò non è mai piaciuto.
Si è poi arrivati ad una riflessione sulla situazione odierna, nella quale specialmente i membri del sindacato sottolineavano la situazione ancora precaria riguardo la sicurezza sul lavoro, e su come l’esempio dei loro predecessori li spinga a lottare per mantenere e ottenere nuove conquiste.
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