Quando lo stupratore, o comunque presunto tale, può contare sulle fans sui social il rischio non è più “social” ma sociale. Torna in carcere il settimo ragazzo dello stupro del 7 luglio scorso a Palermo. Si tratta dell’unico minore del gruppo per il quale era scattata la scarcerazione e l’affidamento in comunità dopo la confessione. Contro il provvedimento di scarcerazione aveva presentato ricorso la Procura per i minorenni ma il ritorno in carcere è stato deciso quale aggravamento della misure cautelare.

Le ammiratrici

Alla base della decisione del Gip del tribunale di Palermo c’è il fatto che l’indagato, affidato a una comunità dopo essere stato scarcerato, avrebbe girato una serie di video, postati su Tik Tok, violando le prescrizioni del magistrato, in cui si vanta dei messaggi ricevuti da diverse fans. Il giovane sulla piattaforma social ha postato anche alcune frasi come “chi si mette contro di me si mette contro la morte”.

Queste circostanze hanno indotto il magistrato a ritenere che il minorenne sia ben lontano dall’avere compiuto una “rivisitazione critica” del suo comportamento. Al contrario ci sarebbero delle vere e proprie ammiratrici per il giovane tanto da indurlo a scrivere “non posso uscire con tutte”.

Cosa c’era nel cellulare del ragazzo

Nel cellulare dell’indagato, inoltre, sarebbe stata trovata una chat relativa al giorno dopo lo stupro in cui il ragazzo si compiace con gli altri protagonisti dello stupro e ne parla in tono divertito. Chat nelle quali racconta i malori e gli svenimenti della ragazza commentando con un secco “ci siamo divertiti”. Nuovi elementi dunque, che fanno pensare al Gip che le ammissioni, parziali e non coincidenti con la versione della vittima, siano state fatte solo per tentare di attenuare la pena.

Trasferimenti per gli altri accusati della violenza

Intanto arriva la conferma dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del trasferimento in altre carceri dei sei maggiorenni fino a oggi detenuti al Pagliarelli. I sei saranno divisi in tre penitenziari, oltre al Lorusso di Palermo andranno a Castelvetrano e a Termini Imerese. Questo per garantire la loro sicurezza attraverso il regime di detenzione speciale in semi isolamento dopo che avevano ricevuto minacce dagli altri detenuti ma anche per garantire il divieto di incontro fra di loro stabilito dalla magistratura in questa fase di indagini.

La gogna social

Intanto cresce la preoccupazione anche per la gogna social. Per il garante della privacy ci sono rischi derivanti sia dai profili fake che sono stati realizzati che dalle minacce di intensità crescente alla famiglia. poi ci sono i gruppi telegram dove si è scatenata la caccia ai video dello stupro con persone disposte anche a pagare per averli.  Una vicenda che costituisce reato a sé.

La sicurezza della movida

Infine cresce la tensione sociale. E’ andata deserta una seduta del Consiglio comunale di Palermo dedicata a questo stupro e impazza la polemica mentre il prefetto ha convocato un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica per affrontare proprio i temi legati alla sicurezza della movida palermitana

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