Lei in un’altra stanza. I sei e gli avvocati la possono vedere tramite telecamera. Ha ribadito le dichiarazioni. Non era consenziente. Era andata alla Vucciria per vedere Flores e si è trovata gli altri che l’hanno fatta bere. Ha cercato di chiedere aiuto ma nessuno l’ha sentita. Queste le parole della ragazza coinvolta nella violenza avvenuta al Foro Italico lo scorso luglio, nell’udienza iniziata stamattina poco dopo le 11 in una delle aule della Corte d’Assise, al piano terra del palazzo di giustizia, davanti al gip Clelia Maltese, e si è conclusa poco prima delle 17.
La deposizione
Durante la sua deposizione, sostenuta con accanto una psicologa, non poteva vedere gli indagati, tutti in carcere e convocati anche loro questa mattina al palazzo di giustizia. Gli avvocati si lamentano perché non hanno potuto chiedere dei suoi rapporti plurimi con altre persone. Il giudice non ha ammesso la domanda perché sono fatti privati. Nemmeno altre domande che la difesa ritiene rilevanti del suo passato sono stati ammesse.
La giovane, tra l’altro, in un altro processo e in un’altra perizia, aveva riferito di aver avuto altri rapporti sessuali con più persone e anche con degli sconosciuti.
L’incubo di quella notte
La vittima ha ripercorso anche cosa successe quella maledetta notte, iniziata alla Vucciria e culminata con la violenza in un cantiere chiuso e buio lungo la passeggiata a mare, con la violenza, ribadendo le accuse contenute nella denuncia.
Nessuna traccia del presunto video integrale
Di un presunto video integrale della serata dell’orrore non ci sarebbe traccia anche se in tanti, specialmente sui social, giurano di averlo visto. Finora i periti hanno accertato che due spezzoni sarebbero stati condivisi in alcune chat ma non sarebbero ancora approdati sul web, resta il dubbio che quelli prodotti dal branco siano più di due. Era stato lo stesso Flores, in una conversazione con un amico prima del suo arresto, a spiegare di averne inviati alcuni ad altre persone: “Li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi li dovevo mandare e li elimino, perché non ne voglio sapere niente di questa storia”, rispondeva il 22enne che, davanti ai giudici, ha fatto il nome dei suoi complici, ammettendo di aver ripreso tutto ma negando di aver partecipato allo stupro.
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