Svolta nelle indagini sull’omicidio di Villagrazia in cui furono uccisi Vincenzo Bontà, 45 anni e Giuseppe Vela, di 53 anni. Le prime analisi confermerebbero che a sparare siano stati i coniugi Carlo Gregoli e Adele Velardo.

Almeno certamente l’uomo avrebbe premuto più volte il grilletto contro i due. Secondo le indagini condotte dalla squadra mobile di Palermo diretta da Rodolfo Ruperti su un bossolo trovato a terra sarebbe stato trovato il dna di Gregoli.

Nel corso del lungo e minuzioso sopralluogo era stato refertato del materiale biologico su un bossolo, spiegano gli investigatori, oggi dopo il confronto sia con un guanto trovato all’interno della macchina che con il Dna prelevato a Gregoli in carcere è stata riscontrata una comparazione positiva.

Le indagini sull’omicidio di Villagrazia avvenuto lo scorso 3 marzo sono  coordinate dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis e Claudio Cammilleri, sono stati sequestrati molti reperti, tra cui guanti e scarpe per rilevare eventuali tracce di polvere da sparo.

 

Gli esami del Dna, dunque, confermano la tesi degli investigatori, anche se resta poco chiaro il movente di un delitto efferato commesso in pieno giorno in strada. Dalle indagini infatti non è emerso con chiarezza cosa abbia spinto i due coniugi – c’è il sospetto che anche la donna abbia sparato – ad assassinare le vittime.

A portare la polizia alla coppia di insospettabili sono state le immagini di una telecamera piazzata nella zona del delitto e le rivelazioni di un testimone oculare. Un ignaro passante che ha prima udito le esplosioni, poi dallo specchietto retrovisore dell’auto su cui viaggiava ha assistito alla fase finale del delitto: quella in cui Gregoli avrebbe sparato alla nuca a Bontà, già ferito e inerme a terra.

Un’esecuzione vera e propria che, insieme al nome della vittima, figlio di un capomafia e genero dello storico boss Giovanni Bontate, aveva inizialmente fatto pensare a un omicidio di mafia e prefigurare un’imminente guerra tra clan.

Nulla di tutto questo, a quanto pare. Cosa nostra non avrebbe alcun ruolo nel duplice assassinio. Gregoli e la moglie – lui geometra al Comune, lei casalinga, entrambi tiratori esperti con una passione per le armi, avevano due calibro 9 con regolare permesso – furono fermati la notte dopo l’omicidio al termine di un lunghissimo interrogatorio. Non hanno mai ammesso nulla.

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