C’è anche il titolare di una pizzeria di Monreale tra i clienti della baby squillo. Si allunga l’elenco di quanti hanno usufruito delle prestazioni della coppia monella, così come si facevano chiamare su Facebook.
E il social network è uno dei veicoli pubblicitari utilizzati da Dario Nicolicchia e Noemi per cercare clienti che a Palermo, Trapani, Agrigento e in provincia non mancavano certo. Tutti a sbavare dietro le prestazioni di una ragazza molto giovane di 16 anni per tutti già maggiorenne.
Racconta il dentista, uno dei clienti della baby squillo, che il giorno in cui conobbe la ragazzina e il suo fidanzato -protettore, si trovavano tutti nello studio di un suo amico avvocato, il cliente e frequentatore più assiduo della minorenne, e lei si presentò nella stanza con i soli slip. In uno scenario surreale, presente anche Dario Nicolicchia, l’ avvocato «la invitò ad avvicinarsi, dicendole che io ero un amico e invitandola a sedersi in braccio a lui, cosa che la ragazza faceva».
Perversioni da quattro soldi: 66 anni l’ avvocato, 58 il dentista, 17 lei, anche se ovviamente tutti dicono di aver la ritenuta maggiorenne, nell’ austero studio legale entrambi gli attempati professionisti ebbero un rapporto sessuale con la ragazzina.
L’ inchiesta è su Nicolicchia, che è in carcere dal 18 marzo e ha fatto ricorso al tribunale del riesame, ma davanti ai poliziotti della Squadra mobile e al pm Claudio Camilleri sfilano tutti i clienti, indagati con l’ accusa di avere compiuto atti sessuali con minorenni dietro compenso: l’avvocato, il dentista, il poliziotto, il titolare di un’ impresa di trasporti, il proprietario di un importante ristorante del centro, quello di una pizzeria di Monreale, il rappresentante di un’ azienda di intimo, il venditore di protesi acustiche, persino uno psicoterapeuta dell’ azienda sanitaria, agganciato con un avviso su una bacheca per incontri tra coppie e singoli.
Con contorno di scambi di messaggi difficili da commentare, tra Nicolicchia e l’ esperto della mente altrui.
L’ ex fattorino di 31 anni, che su Facebook si chiamava «Dario sulla lu na», difeso dall’ avvocato Cinzia Pecoraro, sta valutando se farsi ascoltare dal pm. C’ è poco da discutere, secondo l’ accusa, dopo l’ interrogatorio reso al Gip Lorenzo Matassa, sul fatto che lui abbia sfruttato le «prestazioni» della fidanzatina e sulla sua consapevolezza che fosse minorenne.
Ma gli altri lo sapevano? Gli agenti finora ne hanno individuati una dozzina, con tanto di riconoscimenti fotografici. E ci sono mille contatti telefonici con 29 numeri di cellulare: 425 con uno, 318 con un altro, 205 con un altro ancora, 142, 121, 90, 43 e così via.
Molti degli intestatari sono stati riconosciuti come clienti. Abituali o saltuari.
Ecco l’ avvocato, che spiega in Procura – presente anche la dirigente di polizia Rosaria Maida – di essere un habituè dei sexy shop e che in uno di questi il titolare «mi raccontò di avere consumato un rapporto sessuale orale con una ragazza», per denaro, e «mi mostrò su un pc alcune foto che ritraevano la ragazza nuda e seduta sopra una sedia, in atteggiamento evidentemente provocante».
Il giorno dopo Nicolicchia e la ragazzina andarono allo studio, nell’ orario di chiusura della portineria, alle 14,30: «Dario me la presentò, dicendomi che non andava più a scuola, tanto che ne dedussi che aveva ottenuto il diploma e che dunque aveva più di 18 anni». È il concetto di «deduzione», quello su cui potrebbe scivolare l’ avvocato, che oggi ha 68 an nie che sostiene di aver scoperto la minore età della giovane solo dopo che un suo amico, un ex poliziotto, lo mise in allarme.
Ma per il resto il professionista appare fin troppo alla mano, col suo nuovo amico, che ha meno della metà dei suoi anni: «Dario restava in studio, in attesa che terminasse la prestazione sessuale, anzi talvolta accade va che spuntasse all’improvviso da dietro, per fare delle fotografie e io ogni volta lo richiamavo, invitandolo a mettersi in disparte».
Ma anche l’ avvocato faceva foto e poi la macchina fotografica (solo quella, a giugno 2015) gli venne misteriosamente rubata in studio. La giovanissima prostituta «indossava abiti che giudicai troppo volgari», ragion per cui l’ avvocato gliene regalò di più castigati. Nessun problema, però, da parte sua, nel condividere «l’ amicizia» con il dentista, il direttore di una sala giochi, il farmacista, presentati alla coppia nello studio del centro città, e lei, «sebbene a gesti e in particolare con degli sguardi, fece subito intendere di essere disponibile».
Pagarono 100 euro ciascuno. Pagavano tutti, pure lo psicoterapeuta, in contrato a casa sua: «Elogiarono la mia delicatezza – spiega lui – scusandosi della richiesta dei soldi e spiegandomi che era finalizzata al gioco erotico». Il traslocatore consuma invece in auto «e durante il rapporto sessuale mi sono accorto che Walter (così si presentava Nicolicchia, ndr) ci guardava».
Dario riprendeva le scene e poi disse all’ avvocato che gli avevano rubato la moto e cominciò a fare allusivi discorsi di soldi, 5000, 7000 euro, ma il professionista fece orecchi da mercante. La «coppia monella» (altro nick su Facebook) e l’ avvocato vanno allo studio del dentista, che li fa accomodare, finisce «con il paziente che mi impegnava» e li raggiunge: «Lì ho visto che il legale la massaggiava su un lettino medico con degli olii portati da lui».
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