Assolto perché non ha commesso alcun abuso con finalità sessuali sulla paziente. Finisce così l’intricata vicenda giudiziaria di Roberto Ciaramitaro, medico del lavoro. I fatti risalgono al 22 novembre 2010, quando Ciaramitaro aveva visitato una giovane, allora 22enne, allieva della scuola di Radiologia.
A causa della familiarità di quest’ultima con patologie tiroidee, bisognava indagare se le radiazioni a cui la stessa aspirante radiologa sarebbe stata sottoposta potevano avere effetti negativi.
Ciaramitaro aveva massaggiato i piedi della paziente e l’aveva poi toccata in altre parti del corpo: all’ inguine, alla schiena, sul viso, al seno, con lo sfioramento involontario di un capezzolo.
In primo grado il medico era stato condannato ad un anno e otto mesi, adesso l’assoluzione. I giudici hanno sostenuto che Ciaramitaro ha toccato la paziente “solo per motivi sanitari” e mai a mani nude, indossando, tra l’altro, i guanti di lattice “pur non essendovi tenuto”.
La sentenza della Corte d’ appello è già diventata definitiva e Ciaramitaro è stato così scagionato del tutto: il tribunale, l’8 novembre 2013, gli aveva riconosciuto solo l’ attenuante della lieve entità del fatto e la sospensione condizionale. L’ assoluzione ora è perché il fatto non costituisce reato.
L’imputato è stato difeso dagli avvocati Fabrizio Biondo e Raffaele Restivo, la giovane da Maria Luisa Petruzzo.
La ragazza aveva denunciato i fatti tre giorni dopo la visita, solo quando il medico l’aveva richiamata per un ulteriore controllo.
In realtà, data per certa (anche da parte dei giudici della terza sezione della Corte d’ appello, il presidente Raimondo Loforti, a latere Mario Conte e il relatore, Egidio La Neve) la buona fede della giovane donna, oggi ventottenne, era emerso subito che, pure per effetto di quanto riteneva esserle accaduto, lei aveva manifestato una certa confusione riguardo al succedersi e al modo di verificarsi dei fatti.
Secondo la ricostruzione emersa nel processo di appello, effettivamente Ciaramitaro (che all’ epoca si stava specializzando in Medicina del lavoro) fece delle manovre sulla giovane paziente, ma i «massaggi» avevano come fine la verifica dell’ eventuale tendenza all’ischemia periferica.
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