Top gun sbarca in sicilia. Sta nascendo a Birgi l’unica scuola di addestramento per piloti di caccia F35 da combattimento al di fuori degli Stati uniti. Una base che si affiancherà ad un’altra struttura di natura diversa prevista dalla Nato in Sardegna. Si tratterà di ampliare la struttura della quota militare dell’aeroporto di Trapani e di rifare e ampliare la pista che viene usata sia dai caccia che dagli aerei di linea ma per lo più la struttura sarà impiegata per l’addestramento tattico quindi con simulatori, palestre, piani di azione da remoto.

Una occasione per l’ammodernamento dell’aeroporto e per muovere l’economia, secondo il governo italiano, un rischio di militarizzazione secondo le opposizioni.

A rischio l’operatività dell’aeroporto civile?

“Mettere a rischio la piena operatività civile dello scalo per inseguire progetti militari significa tradire la nostra storia e condannare la Sicilia a un futuro di dipendenza e marginalità. Allo stesso tempo il rapporto tra il territorio e l’Aeronautica è consolidato. Per queste ragioni l’ipotesi della scuola di addestramento dei piloti di F35 va’ studiata con attenzione difendendo la vocazione civile e turistica del nostro aeroporto e territorio” sostiene la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Cristina Ciminnisi.

“Birgi – sottolinea Ciminnisi – è molto più di una pista di atterraggio: è il cuore economico e turistico di tutta la provincia, il volano che ha permesso al territorio trapanese di aprirsi al mondo”.

C’è un precedente militare risalente al 2011

La deputata ricorda il precedente del 2011, quando lo scalo venne chiuso ai voli civili per le operazioni militari in Libia: “Abbiamo già visto cosa significa: turisti bloccati, economia in ginocchio, famiglie e imprese penalizzate. Mentre si lavora per far crescere turismo e sviluppo, c’è chi vuole trasformare Birgi in un avamposto bellico. Non possiamo accettare che Trapani diventi nuovamente una portaerei nel cuore del Mediterraneo”.

Mozione all’Ars

Con la mozione presentata all’ARS, Ciminnisi chiede al Governo Schifani una presa di posizione chiara e inequivocabile: “La Sicilia – si legge nel documento depositato della deputata – deve avere voce nelle scelte che la riguardano: il suo destino è quello di essere una terra di pace, ponte tra i popoli nel Mediterraneo. Non può ridursi a base militare al servizio di strategie internazionali che sacrificano la vocazione turistica del territorio”.

I rischi di diventare un bersaglio e la mobilitazione on line

Le proteste stanno crescendo su questa scelta. Domani è prevista la prima manifestazione on line. nessuno scenderà in piazza ma gli attivisti contrari a questa scelta si sono dati appuntamento ion line per una manifestazione virtuale  per contarsi. Dall’evento virtuale si deciderà, poi, se passare ad una manifestazione reale contro l’ipotesi di trasformazione dell’aeroporto di Trapani-Birgi in polo internazionale di addestramento per i caccia F-35.

I manifestanti temono che, quale che sia l’uso che si farà degli spazi militari di Birgi anche se non dovesse incidere sull’uso civile dell’aeroporto possa trasformarlo in un bersagli militare.

Dal governo ricordano che Birgi è già la base del 37esimo storno di caccia dell’aviazione militare italiana già dal 1984. Da 40 anni Birgi è prima di tutto una base militare