La Procura di Palermo ha disposto il fermo di due nigeriani, Peter Egwuy, e Osas Edos, 29 e 24 anni, residenti ad Agrigento, per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di persone, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, introduzione illecita in Italia di extracomunitari e minacce.

L’indagine, coordinata dall’aggiunto Maurizio Scalia e dal pm Gery Ferrara, è stata condotta dalla Guardia di Finanza.

I due indagati, in concorso con altri connazionali già arrestati, reclutavano le extracomunitarie sbarcate in Italia e ospiti dei centri di accoglienza per poi consegnarle alla “maman” e avviarle alla prostituzione. Le vittime, sottoposte a riti “vodoo”, venivano tenute in uno stato di soggezione psicologica ed erano costrette anche ad avere rapporti sessuali con i componenti della banda e i loro familiari.

I fermi sono da inquadrarsi nell’Operazione “Boga”, eseguita dalle Fiamme Gialle palermitane ad Agrigento, Reggio Calabria e Napoli e che aveva già portato, il 20 giugno all’arresto di tre nigeriani e un ghanese, membri di una organizzazione criminale, operante tra la Nigeria, la Libia e l’Italia, che induceva alcune giovani nigeriane ed a fronte della promessa di opportunità lavorative nel nostro Paese, ad assumersi un debito di 30 mila euro, quale pagamento del viaggio verso l’Italia e per l’avviamento al lavoro.

Le ragazze, che si trovavano in uno stato di vulnerabilità psicologica, determinata dalla celebrazione di un rito “Voodoo” quale garanzia del debito, venivano trasferite in Libia, dove erano costrette a permanere presso strutture di detenzione nella disponibilità dell’associazione criminale, per poi essere imbarcate alla volta dell’Italia (nel caso di specie, Lampedusa).

Dopo essere giunte nel centro di prima accoglienza di Siculiana (Ag), venivano avviate alla prostituzione, con l’obbligo di riscattare progressivamente la somma concordata per riottenere la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro ed i familiari in Nigeria.

Le indagini hanno ora permesso di stabilire che i due fermati nello scorso fine settimana erano incaricati di condurre le ragazze vittime della tratta dal centro di prima accoglienza “Villa Sikania” di Siculiana (Ag) a Catania, dove esse venivano consegnate al capo dell’associazione (tratto in arresto nel giugno scorso).

Quest’ultimo provvedeva a portarle a Reggio Calabria e qui avviate forzatamente alla prostituzione, anche con minacce di morte e, almeno in un caso, con la somministrazione forzata di sostanze stupefacenti, al fine di fiaccarne la resistenza psicologica.