L’associazione aveva il suo quartier generale in alcuni parcheggi privati cittadini. Qui i capi reclutavano le persone a cui far stipulare le polizze vita, gestivano la documentazione, tutta falsa, per far figurare la morte dell’assicurato e incassare il premio.

La polizia ha fermato Danilo Di Mattei, Giuseppe Tantillo, Calogero Santi Frenna. I tre, secondo le indagini della polizia, sceglievano i soggetti da coinvolgere. Accompagnavano spesso i “futuri morti” per la stipula di uno o più contratti assicurativi; decidevano il momento in cui doveva procedersi alla dichiarazione di morte del falso defunto; curavano la fase di creazione materiale degli atti falsi da presentare alle compagnie che attestassero la morte del contrente e permettessero così la liquidazione del premio assicurativo; e poi si occupavano della accensione di conti corrente da parte dei beneficiari, per la ricezione del premio; determinavano le quote associative da distribuire a seguito dell’ottenimento del premio assicurativo.

Con loro gli agenti di polizia hanno fermato Salvatore Patti, Agostino Patti e Salvatore Rini ritenuti gli organizzatori dell’associazione ; erano i beneficiari e finti deceduti di alcuni contratti assicurativi, e si occupavano  della fase di smistamento delle somme accreditate dalle compagnie assicuratrici attraverso innumerevoli movimentazioni di denaro e prelievi in contanti volti ad ostacolare la tracciabilità delle somme indebitamente ottenute.

In alcuni casi una stessa persona era titolare di tre, quattro anche cinque polizze vita stipulate con diverse compagnie assicuratrici.

Risultano, allo stato, coindagati nel medesimo procedimento penale, numerosi altri soggetti che a vario titolo fornivano il proprio contributo per la piena riuscita dei fini dell’associazione, prestandosi a rivestire il ruolo di beneficiari o di finti morti, prelevando le somme accreditate su carte postepay a loro intestate, smistando le somme con successive operazioni di accrediti a terzi o di prelievi di contante.

Si tratta di soggetti a disposizione dell’associazione che, se pur formalmente morti per le compagnie assicurative, continuavano a svolgere normalmente la loro vita lavorativa e personale. Nello statuto della consorteria criminale, di difficile penetrazione investigativa, emergono numerosi delitti di riciclaggio ed autoriciclaggio.