Dure condanne per la banda degli spaccaossa che ha Palermo e non solo ha creato tanto scalpore.

Il Gup del tribunale di Palermo Giulia Malaponte ha condannato a pene complessive per poco meno di due secoli 33 dei 38 imputati dell’inchiesta sui cosiddetti spaccaossa, denominata “Tantalo” e “Tantalo bis”.

La vicenda, decisa col rito abbreviato, riguarda una serie di truffe alle assicurazioni per falsi incidenti stradali, simulati con fratture che alcuni dei coinvolti accettavano di farsi procurare per rendere più credibili i “sinistri” e consentire agli organizzatori del business di incassare cospicui risarcimenti dei danni.

Una minima parte di queste somme – in genere qualche centinaio di euro – veniva poi pagata ai tanti disperati (persone con disagi sociali, poveri, tossicodipendenti) che si sottoponevano alle dolorosissime fratture, procurate con colpi di mattoni sugli arti. Anche le vittime sono state processate, e hanno avuto le pene meno pesanti. Le condanne più dure, invece, sono toccate a Francesco Faija, Gesuè Giglio e Alfredo Santoro, ritenuti gli ideatori e i promotori del grande affare.

Un giovane tunisino, ancora minorenne, morì per effetto delle lesioni che aveva accettato di farsi procurare: proprio questo episodio – che rientra nel procedimento deciso oggi dal Gup Malaponte – fu l’origine dell’indagine, poi suddivisa in vari filoni su cui si sono alternati polizia, carabinieri e guardia di finanza. La parte chiusa oggi aveva portato a un blitz l’8 agosto 2018 ed era stata coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti Alfredo Gagliardi e Daniele Sansone, che si erano basati sulle indagini della Squadra mobile. Di altre parti dell’inchiesta si sono occupati anche il pool pubblica amministrazione, guidato dall’aggiunto Sergio Demontis e la direzione distrettuale antimafia, con l’aggiunto Salvatore De Luca, per gli interessi di Cosa nostra in questo business.

Ecco le singole posizioni, che tengono conto della riduzione della pena di un terzo, grazie al rito alternativo: Carlo Alicata è stato condannato a 6 anni; Gaetano Alicata a 3; Filippo Anceschi a 4 anni e 6 mesi; poi Salvatore Arena, 4 anni; Monia Camarda 3 anni e 8 mesi; Gioacchino Campora 7 anni e 6 mesi; Vincenzo Cataldo 3 anni e 2 mesi; Graziano D’Agostino 5 anni e 4 mesi; Salvatore Di Gregorio 2 anni e 6 mesi; Salvatore Di Liberto 6 anni; Francesco Faija 14 anni e 10 mesi; Isidoro Faija 2 anni e 6 mesi; Mario Fenech 3 anni e 4 mesi; Vittorio Filippone 2 anni e 6 mesi; Antonino Giglio 3 anni e 10 mesi; Gesuè Giglio 16 anni e 4 mesi; Francesco La Monica 7 anni e 2 mesi; Giovanna Lentini 3 anni e 4 mesi; Alfonso Macaluso 2 anni e 4 mesi; Giuseppe Mazzanares 4 anni e 10 mesi; Maria Mazzanares 2 anni; Rita Mazzanares 8 anni e 10 mesi; Mario Modica 7 anni e 10 mesi; Giovanni Napoli 3 anni; Piero Orlando 2 anni e 10 mesi; Cristian Pasca 3 anni e 10 mesi; Giuseppe Portanova 7 anni e 10 mesi; Alfredo Santoro 15 anni; Antonino Santoro 6 anni; Domenico Schillaci 4 anni e 10 mesi; Letizia Silvestri 7 anni; Maria Silvestri 3 anni e 10 mesi; Massimiliano Vultaggio 6 anni e 6 mesi.

Gli assolti sono Michele Di Lorenzo, Giuseppa Rosciglione, Antonino Saviano, Gaetano Girgenti, Salvatore Mazzanares.

Saranno risarcite la madre del giovane tunisino morto nel falso incidente e poi le compagnie assicurative Aviva, Allianz, Axa, Generali Italia, Genertel, Genialloyd, Groupama, Itas Mutua, Unipol Sai, Quixa.

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