Sarebbero numerosi gli esposti inviati ai vari organi dello Stato a cui competerebbe la repressione del mercato degli uccellatori di Ballarò, il popolare quartiere di Palermo dove ogni domenica mattina vengono venduti centinaia di esemplari di avifauna protetta dalla legge. Eppure, in un anno, solo tre interventi repressivi e meno di dieci denunciati. Poche centinaia, poi,  gli uccelli protetti dalla legge, mentre nelle sole domeniche estive (quando maggiore è la cattura in natura) sono stati contati numerose centinaia di fringillidi stipati in gabbiette microscopiche.

Ora la strada del danno erariale la cui possibilità di applicazione per la presunta mancata repressione del fenomeno è stata affidata dal CABS, il Nucleo di volontari esperti in antibracconaggio con sede a Bonn, ad un team di avvocati. Per danno erariale si intende anche quello relativo ad ogni violazione di interessi pubblici giuridicamente protetti, inteso altresì il danno all’immagine della pubblica amministrazione. In questo caso, però, si potrebbe andare oltre dal momento in cui il danno erariale contempla anche la perdita di una “cosa”. La fauna è, per legge, patrimonio indisponibile dello Stato. Un danno, dunque, che potrebbe essere quantificato e non solo dal punto di vista dell’immagine (basti pensare alla procedura d’infrazione minacciata dall’Europa per la mancata repressione del bracconaggio).

Un danno, in sintesi, che colpisce lo Stato a seguito sia di una azione che di una omissione procurata anche da un solo dipendente delle pubblica amministrazione. Chi, nel caso fosse appurato il danno, non è intervenuto a Ballarò, nonostante l’evidenza del fenomeno e i numerosi esposti inviati dal CABS alle massime autorità, palermitane e non?
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