In Italia ha trascorso 4 anni. In carcere era un soggetto pericoloso e violento e da attenzionare. Una valutazione contenuta nell’informativa redatta dal Dap.
Nel corso del 2014, mentre era detenuto ad Agrigento ebbe uno scontro con un altro recluso che dichiarò “di essere stato vessato da Amri affermando che lo minacciava di volergli tagliare la testa perché era cristiano e descrisse Amri con un islamista terrorista che lo voleva convertire all’Islam e per questo lo vessava”. Per questi il Dap lo aveva segnalato al Casa, il Comitato analisi strategica antiterrorismo, comportamenti sospetti tenuti durante la detenzione in Italia dall’uomo attualmente ricercato per l’attentato a Berlino. Nell’informativa, redatta dal Dap, si segnalava un percorso con profili di “radicalizzazione” seguito da Amri in carcere e episodi in cui manifestava forme di adesione ideale al terrorismo di matrice islamica. L’uomo era arrivato nel 2011 a Lampedusa a bordo di uno dei tanti barconi salpati dall’Africa. Da lì un percorso tutto in negativo.
Nel 2015 esce di prigione per espiazione pena e viene consegnato alla polizia e portato nel centro di Piano del Lago, a Caltanissetta, per la successiva espulsione dal territorio italiano
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