Un agente di polizia penitenziaria si è tolta la vita a Termini Imerese. L’agente era tornato oggi dalle ferie. E’ tornato a casa e si è sparato con la pistola di ordinanza.

Per il secondino non c’è stato nulla da fare. I sanitari hanno constatato la morte.

Il cordoglio dei collegi. “Non ne possiamo più di vedere colleghi che si tolgono la vita – dice Calogero Navarra del sindacato Sappe della polizia penitenziaria – Siamo sotto stress per i carichi di lavoro e per la mancanza di personale. Le condizioni del nostro lavoro aggravano la nostre condizioni psichica. Non è possibile che ad ogni suicidio si parli solo di problemi familiari.

Lo stress a cui siamo sottoposti amplificano anche i piccoli problemi di tutti i giorni. L’assistente capo era una persona solare che amava la vita e la famiglia”.

L’assistente capo del Corpo di polizia penitenziaria, originario di Termini Imerese e in servizio nel nucleo traduzioni e piantonamenti del carcere Pagliarelli di Palermo, si è tolto la vita oggi, sparandosi con la pistola d’ordinanza.

“Ha prestato servizio e poi è tornato a casa, dove si è tolto la vita. Siamo di fronte a una tragedia immane. Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria. Ed è grave che in Sicilia, in tanti anni, nulla è stato fatto per prevenire il disagio lavorativo dei poliziotti penitenziari.

Lo scorso mese di aprile, a Marsala, un altro poliziotto penitenziario si tolse la vita ma quella tragedia non ha insegnato nulla”, dice Donato Capece, segretario generale del Sappe, ricordando che negli ultimi tre anni si sono suicidati più di 40 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 100, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza)